martedì 11 ottobre 2011

Provarci per provarci, tanto vale...

Quanto possiamo osare nei nostri scritti?


Quanto in là possiamo spingerci?


Non sono domande banali.. sopratutto se uno, oltre che a scrivere... pensa di potere/volere provare a...


Sperimentare


Non è scontato.


lo stile in cui uno scrive un racconto, un post (se si tratta di un blog) o un romanzo... è vero, un autore dovrebbe avere uno stile proprio, magari riconoscibile, ma anche un'opera deve averla. Questo io credo.


Se si tratta poi di un'opera prima, credo anche che sia NECESSARIO fare in modo che sia qualcosa che ANCHE stilisticamente interessante.


Solo scrivere per scrivere, raccontare una storia, in maniera lineare e semplice, è una cosa relativamente semplice. Farlo in modo che sia anche interessante nella struttura e non solo nel contenuto... credo valga un discorso a se stante.


Esempio: KIB.
Progetto in corso, bla bla bla..


Ok, ma cosa mi spinge a dire che è anche una sperimentazione?


A parte il fatto che io stia "provando" a scriverlo ovviamente.
La sua struttura.
O meglio. La struttura dei capitoli. e dei 4 "libri" in cui è suddiviso.


Ogni libro, in sostanza, suddivide la storia in 4 momenti ben definiti, mentre i vari capitoli mantengono una struttura altalenante fra la prima e la terza persona, che dovrebbero (questa è la mia intenzione) "confondere" il lettore, ma pilotandolo verso le situazioni e le sorprese in maniera meno scontata dei soliti romanzi del genere.


I capitoli dispari son tutti scritti in prima persona. Ed è il protagonista in persona a narrare i propri gesti/gesta.
In sostanza è come se ci si trovasse li, con lui, in quel momento, e lo si sentisse parlare a ruota libera. 


Lui e se stesso come unico interlocutore.


E noi (lettori) li ad ascoltare , non visti, anzi. Col desiderio assoluto di non essere visti. Il protagonista di KIB, be, non è una persona che uno interromperebbe durante un monologo ecco. Ascoltare zitti e testa china. Meglio non incrociare il suo sguardo.


Per i capitoli pari la storia è decisamente differente. Anche se più lineare e facile da seguire (almeno spero)
In questi capitoli il protagonista è sempre un personaggio diverso ed all'inizio, vengono introdotti parecchi differenti personaggi.. importanti o meno questo non si sa (Cioè, io lo so, è il lettore che non deve saperlo).


Nei capitoli pari i vari personaggi interagiscono in maniera strutturalmente più classica. Parlano con altre persone. Fanno cose. Ed attraverso i loro occhi ed i loro pensieri (sopratutto questi ultimi) il lettore apprende i fatti e gli avvenimenti veri e propri.



I capitoli dispari inoltre non seguono del tutto la cronistoria degli eventi (descritti nei capitoli pari). non sarebbe stato possibile farlo, mentre quelli pari seguono la storia in maniera classica, nel suo fluire verso il finale.


Questo per me è sperimentare.


Scrivere pensando anche agli effetti "alternativi" sul processo di lettura.




I rischi quali sono?


Che se uno sperimenta troppo si rischia di perdere il filo per strada, il filo della storia... mentre (teoricamente) quella dovrebbe essere l'unica cosa importante.




I vantaggi?


Be, nello specifico , se riesco nel mio intendo, conto di prendere in braccio il lettore e portarlo dove voglio, nei tempi che voglio, nel modo che voglio... senza che lui possa ribellarsi..
il mio sogno?


Che quando finalmente lo deporrò alla meta lui mi guarda e mi dica: " Noo! Di già!? Ancora!"

2 commenti:

  1. Sperimenta pure, noi lettori attenderemo con ansia d'essere trascinati!

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  2. Dubbio amletico...
    Diciamo che sei una fase libera, svincolata da 'consigli' editoriali che fin troppo spesso uniformano le pubblicazioni, in nome di chissà quale 'gusto letterario'.
    Io mi sento di aver sperimentato parecchio ( ^_^' ) e quindi non posso che consigliarlo anche a te...

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