martedì 18 dicembre 2012

Lo Hobbit - recensione

Esci al freddo, sfidi le intemperie, cammini nel buoi e ne gelo, affronti una coda inaspettata ed un sacco di gente, la sala bollente, l'ingombro dei sedili scomodi (quando sei alto un metro e novanta devi metterlo in preventivo, le ginocchia sono in conto lavorazione), le pubblicità prima della proiezione che dipingono una situazione socioeconomica raccapricciante e poi... inizia, e dimentichi tutto.

Per un Nerd "patito" della saga incentrata sull'anello più oscuro che mai sia stato immaginato (prego valutare che non considero l'anello vibrante stimolante usa e getta in vendita un po' ovunque) è un'emozione.
Sotto quest'ottica, al solito, non mi dilungherò quindi sulla trama, quella dovrete scoprirvela da soli andando al cinema o, se volete fare prima, leggendovi il libro. Si perché probabilmente faresti prima a leggere il libro.. ma di questo ne riparleremo più avanti.


Si spengono le luci, il volume si alza, inforchi le lenti per il 3D.
Parte la musica, appare Bilbo da vecchio, e scordi tutto, tutti i problemi, tutto lo stress, tutte le paranoie, e ti prepari a trascorre un poco di tempo nella terra di mezzo, dove tutto è avventura, poesia, bellezza.... e divertimento.

Sì, divertimento. Perché "Lo Hobbit" è un film divertente ed ironico (nani ed hobbit insieme non possono fare altro che strapparti qualche sana risata), a volte sdolcinato, certo, ma non dobbiamo dimenticarci, mai, che "Lo Hobbit", sventramenti, decapitazioni, furti, omicidi, tradimenti, lacerazioni, incenerimenti a parte... be, si tratta pure sempre di una fiaba per fanciulli.

Certo, la versione cinematografica made by Peter Jackson è decisamente più avventurosa ed incentrata all'azione, ma non stona, è tutto sommato un film per adulti, e ben pochi sarebbero stati soddisfatti da un approccio più in tono con l'opera originale, anche se io sinceramente un poco me lo sarei aspettato anzi, quasi ci speravo, ma forse sarei stato il solo.

Musica fantastica ed epica, fantasticamente orchestrata e sempre a tono.

Fotografia e luci splendide, forse in certe circostanze avrebbero potuto scegliere un approccio meno teatrale, sopratutto nella resa delle tane degli orchetti, ma va bene lo stesso, adattiamoci.

Regia impeccabile, interpretazione degli attori ineccepibile, caratterizzazione divertente, gag umoristiche qua e la, scene di battaglie epiche ed infarcite di una indicibile quantità di violenza sventratroll.. insomma c'è tutto o quasi, manca solo il finale.
Si perché, mannaggia allo show business, non c'è il finale!
Capiamoci, vado al cinema convinto di assistere alla proiezione di una fiaba per bambini ed invece no, ma mi adatto, va bene, non voglio creare problemi, solo che ad un certo punto, mentre guardo rapito le immagini degli eroi che sfuggono all'ennesimo attacco da parte degli odiati pelleverde, mi rendo conto che siamo appena all'inizio della storia, faccio due conti, e dico.
"Ma quanto è lungo?"

Dalla piccionaia mi avvertono che è solo il primo di due pellicole "SBONK!"
In ufficio stamattina m'hanno detto che in realtà è un'altra trilogia "DOPPIO SBONK!"

Il triplo "SBONK!" ce lo metto per dovere d'ufficio, ma dovevo aspettarmelo, non ero preparato, non a dovere(ma l'ho fatto apposta) ed ora ne pago le conseguenze.

Tre? No, ripeto! TRE?!?! Già due son troppi!

Io che devo fare ora? Aspettare un anno o forse due prima di vederne la fine?

Questa è la prima vera pecca della pellicola.
Certo, il tempo vola, ma in tre ore di film, a farla un pochino breve e togliendo qualche inquadratura epica sì, ma forse inutile, uno poteva anche farci stare tutto in un film solo.
Ok, sono scelte artistiche, va bene (sì certo, come no, ed io ci credo), ma qualcosa di male dovevo trovarcelo.

Altra nota dolente, a mio avviso, è il doppiaggio delle canzoni.
Sì perché, forse non lo sapevate, ma i nani, sopratutto quando han bevuto e fatto festa, poi cantano e ballano!
E che altro potrebbero fare? Di nane nemmeno l'ombra! in qualche modo dovranno sfogarsi immagino e, non avendo fra le mani una miniera da scavare, forse ballare e cantare sono una valvola di sfogo accettabile.
Ma il doppiaggio del cantato decisamente non mi è piaciuto, qualitativamente parlando. Sarebbe forse stata la volta buona per lasciare l'audio originale e dargli una botta di sottotitoli.
Va bene che siamo in Italia e se non è tutto in italiano non capiamo niente perché siamo bestiacce ignoranti e senza nessuna voglia o attitudine ad imparare una lignua diversa dalla nostra, ma se mi metti i sottotitoli per l'orchesco e l'elfico, magari potevi fare uno sforzo anche nei riguardi del nanico cantato e mantenere intatta l'atomesfera generale.
Caspita, quando partono a cantare, sopratutto la prima volta, è un trauma!

"Note dolenti" a parte la pellicola scorre, anche se qualcuno ha lamentato una pio di sequenze a rischio coccolone da sonno, a me mi ha tenuto ben sveglio per tutto il tempo. Questo, nonostante una faticosa digestione di una insalata con troppi peperoni che non avrebbe aiutato.

Che dire, in conclusione?

Che la terra di mezzo ci mancava e che questa nuova, epica, poetica avventura resterà con coi per molto tempo.

Voto 7.5

Non di più.. non c'è il fanale!
E gli avrei dato 7 per questo!
Il mezzo punto in più è perché, a quanto pare, ero l'unico sul pianeta a non saperlo.

domenica 16 dicembre 2012

Mestizia natalizia


Ci risiamo, è di nuovo ora.
E' di nuovo il momento.
E' di nuovo Natale.

Parlo di quell'atmosfera di gioia fastidiosa falsa e tendenziosa.
Parlo dello stress da regalo.
Parlo dell'ansia da prestazione.
Parlo dello sbattimento, parlo dello sbigottimento di fronte all'ennesima celebrazione di un insulto all'intelligenza umana e della definitiva vittoria del marketing Coca Cola sulla società.

Siamo tutti qui a tremare al freddo, illuminati da poco ecologiche lucette intermittenti a chiederci quale possa essere il presente più gradito a tizio o caio, ad immaginarci situazioni romantiche per fare proposte indecorose (questa la spiegherò poi) ed, in generale, a spendere una caterva di soldi quasi inutilmente più per prenderci vicendevolmente per i fondelli che per altro.

In sostanza... la solita situazione inutile...
Non fosse che per qualche sdolcinato , ma molto importante, dettaglio, direi che è tutto tempo sprecato.

Ma poi vedi l'entusiasmo del pargolo, vedi la gioia e l'ipegno della bionda negli addobbi, vedi, senti, la gente tutto sommato più allegra e cordiale e... non puoi fare a meno di chiedertelo.

Che ci sia, forse, una qualche fondo di sincerità in tutto questo?
Che non sia davvero possibile che, tutto sommato, qualcosa di buono possa davvero portarcelo questo Natale?
Fine del mondo esclusa ovviamente.

Che dire.

Non ci credo ma ci spero.

Che davvero questa possa essere la scusa per essere un pochino migliori, più di buon umore e cordiali... magari fintamente sorridenti, ma si sa, l'apparenza è tutto.

Magari, fra tutti, qualche sorriso vero si potrebbe anche essere, ed allora forse non è giusto rispondere a prescindere con un "Fanculo è Natale".
Magari, agli auguri, si potrebbe anche rispondere anche solo con un sorriso, senza per forza grugnire scazzati ed incazzati.

Magari, fare uno sforzo, provarci. farsi violenza? Sì dai.
Tanto siamo nati per soffrire e se siamo fortunati il 21 finisce tutto e ci evitiamo tanti problemi.

mercoledì 12 dicembre 2012

Indignato di ritorno (Silvio is back!)

Non volevo, giuro. Proprio non volevo parlarne, ma... come dire, l'ho tenuta dentro questa cosa, per troppo tempo, per disinteresse, perché non mi andava di aggiungere del mio ad una situazione che, da un qualsiasi punto di vista che sia anche solo vagamente logico.
Ma come!
Ma non l'hai capito?!
Te lo dobbiamo dire proprio tutti uno ad uno?
No perché sappilo, potrebbe volerci un tantino di tempo, e tu non hai poi così tanto a disposizione.
Sei vecchio.
Sei vecchio dentro e fuori.
Sei obsoleto e fastidioso.
Sei fuori luogo, ripetitivo e, sinceramente, ridicolo.

Ed io sono stufo, Silvio, stufo di pensarlo solamente sperando che tu te ne renda conto da solo, probabilmente però non ce la fai più, non sei più in grado di capire, di intuire, di ragionare.

A 77 anni qualche problema di lucidità immagino possa capitare.
Caspita, qualche problema di lucidità a volte ce l'ho io che di anni ne ho la metà dei tuoi!
Vedi Silvio, non sono uno di quelli che fa di tutta l'erba un fascio, anche se forse TU preferiresti che io lo fossi.
Sono comprensivo anche, e sopratutto, NON nei tuoi confronti ma in quelli che ti hanno votato e che forse, non chiedermi per quale oscuro motivo, forse torneranno a farlo.
Forse perché ti vedranno come una alternativa plausibile a cosa non lo sanno nemmeno loro.
Forse al cambiamento.
Paura di cambiare, paura di destabilizzare una situazione che, per pigrizia e per comodità, tutto sommato va bene a molti.
Sono in tanti ad approfittare dello sfascio a cui lo stato s'è ridotto, sono in troppi, forse alla fin fine praticamente o quasi tutti ne approfittiamo bellamente.

Approfittiamo della noncuranza in quanto noncuranti noi stessi.
Approfittiamo della faciloneria in quanto faciloni noi stessi.
Approfittiamo della corruttibilità in quanto corruttori noi stessi.

E allora meglio restare così, meglio tornare alla situazione di prima, quella che nessuno ricorda più, quella nella quale tu e quelli come te (non dimentichiamo i tuoi cari colleghi scesi in campo per noi) ci avete ficcati.

Uno stato paralitico ed impotente di fronte a chiunque.
Uno stato inutile, ma cieco ed approfittatore.
Una situazione assurda, derisa da tutti, vergogna delle democrazie di tutto il mondo.

Non che ora si sia messi poi tanto meglio, ma qualcosa sta cambiando, qualcosa, forse, pian pianino, sembra che qualcosa stia capitando. forse qualcosa sta per cambiare.
Io ci spero. Tanti ci sperano.

E tu che fai?
Torni.
A romperci le uova nel paniere, a frustrare le nostre speranze.

Non farlo, Sivlio, per favore.

Resta a casa, vai in pensione.
Segui i tuoi hobby.
La tua squadra cdi calcio ha bisogno di te.
Le soubrette semi zoccole di qualsiasi nazionalità basta che siano procaci ,affabili e disponibili, attendono frementi le tue attenzioni.
Loro, non noi.

Noi stiamo meglio così, non bene, bene è diverso, ma  ci speriamo in un miglioramento e se è vero che la speranza è l'ultima a morire... morirà dopo do te.. speriamo...

mercoledì 28 novembre 2012

Cinema digitale. Addio alla pizza

Il tutto parte da questa notizia.
Per i più pigri, al solito, mi sforzerò di fare un riassunto esaustivo il più possibile.

In sostanza si tratta della decisione "unilaterale" da parte dei colossi della distribuzione cinematografica di sospendere, entro il 2014, la distribuzione delle pellicole nel tanto a noi caro formato pizzaiolo per passare, definitivamente ed a tempo indeterminato (ma non illimitato) alla distribuzione dei film in formato digitale via satellite.

Che significa?
Significa addio alle pizze, benvenuta parabola.
Significa che non sentiremo più il fastidioso ronzio del proiettore.
Significa che la qualità audio / video delle proiezioni non dovrebbe più risentire di alcun difetto tecnico tipo sfasature audio o sfocature video.
Significa che il tutto diventerò tutto più automatizzato ed informatizzato.
A quale costo?

Si parla della modica cifra di 500 / 100 mila euri ad impianto.
Che son briciole giusto?
Sopratutto per i piccoli cinema monosala.

Nell'articolo si parla anche di incentivi statali al 30% piuttosto che di regioni che aumenterebbero questa percentuale a valori più alti, ma si dice, ed è facile arrivarci anche da soli, che questa spesa fuori budget potrebbe costringere a chiudere più di una sala.

Tanti vantaggi,sopratutto economici, sopratutto per i distributori che risparmierebbero sulla produzione delle pizze (che a quanto pare hanno costi molto alti) ma a carico di chi?
A discapito di cosa?

A discapito dei piccoli cinema di provincia che, quasi sicuramente, non saranno in grado di far fronte ad una spesa del genere e che saranno quindi costretti a chiudere bottega.

Per cosa poi, la parabola a casa io ce l'ho, e possiamo avercela tutti.

Diciamo che questa cosa avrò sicuramente indubbi vantaggi tecnici audiovisivi, ma toglie all'esperienza un bel po' del fascino che ha sempre avuto.
Tanto varrebbe quindi starsene a casa a guardare i film sulla pay per view?
E se uno volesse una pizza la ordina al take away magari?

Oddio, non usciremo più di casa una volta che il cinemino di fiducia sarà inesorabilmente chiuso?
Che tristezza infinita.

The unfinished Swan - Recensione

Che dire di un gioco che si chiama "Il cigno incompleto"?

Lo ammetto, ero dannatamente scettico a riguardo, ma poi, guardando un trailer in salotto un commento della bionda mi ha fatto incuriosire quanto bastava per farmelo acquistare.
Il commento in questione era il seguente :"Finalmente un gioco non violento?"

Caspita sì, trattasi in effetti di un puzzle game decisamente onirico ed innovativo. Per non dire a volte, forse spesso, spiazzante.
Diciamo che ritrovarsi di fronte ad una schermata totalmente bianca, con appena un circolino bianco dal bordo nero al suo centro, potrebbe spiazzare anche i meno accaniti.
Calcolando anche l'assenza di un qualsiasi tutorial la cosa è alquanto estraniante, ma superato l'attimo di sconforto iniziale le cose cambiano, e ci si ritrova immersi in una storia fantastica ed onirica, triste ed appassionante.
Non anticipo nulla, questo è il tipico gioco di cui meno sapete e meglio è. 
Perchè?!
Ma perché, questo genere di "esperienza" è creata, concepita, pensata, almeno in teoria, come una vera e propria opera d'arte.
Perché narra una storia in maniera divertente ed originale.
Perché è appassionante e totalmente da scoprire.
Perché non costa poi caro per l'esperienza che vi dona (vivibilissima in compagnia, come un film, bimbi inclusi).
Perché saprà commuovervi ed emozionarvi, cosa non da poco per un "videogioco".

Certo, in certi momenti sarà difficile ed ostico, nonostante tutto è un dannato puzzle game, non dimentichiamocelo, ma il più delle volte resterete a guardare le immagini che scorreranno sui vostri schermi a bocca aperta e con un sorriso scemo stampato in faccia.

Voto?
90!
Non di più però!
Come un film dura meno di due ore, e 12 euro per un film non è poi così poco.
Certo, è giocabile a volontà, più e più volte, se siete dei fissati coi trofei, ma diciamocelo, non è il nostro caso.

Assolutamente da provare!

mercoledì 21 novembre 2012

Dead Island - Recensione

La storia? Scontata.
Virus o infezione letale che trasforma le persone in zombie spietati e cacciatori di carne fresca. E tu? Tu sei il salvatore, l'unico fra tutti ad essere immune, l'unico abbastanza forte sveglio coraggioso e vivo da poter dare una mano.

Le armi? Le solite: mazze da baseball, martelli, coltelli, sciabole, spade, molotov, bombe, pistole, fucili bombe a mano, tric-e-trac. Ma talmente tante e personalizzabili e, sopratutto, da gestire, personalizzare, modificare, riparare, vendere e comprare da far invidia al migliore Borderlands.

L'ambientazione? Ecco la prima novità! L'ambientazione è originalissima, almeno nel primo capitolo. 
Dimenticatevi dungeon bui e contorti, laboratori di scienziati pazzi o basi militari sospette, qui andrete a far fuori orde di zombie ringhianti ed assassini in riva al mare più caraibico ed allettante che possiate immaginare! Ed il contrasto è davvero affascinante.
Camminare per le rive assolate e chiedersi se i cadaveri dei vacanzieri siano stati assaliti magari mentre prendevano placidamente il sole o meglio, chiedersi se si alzeranno per assalirvi alle spalle o tentare di mordervi le caviglie è a dir poco angosciante. Meglio una bella martellata sfascia-cranio per sicurezza.

Di cosa parliamo?
Ma di una delle più gradite sorprese videoludica del 2011.
Sì, siamo alle solite, recensiamo un titolo vecchio. Ma che volete farci! Non me li regalano mica a me!
Per giocarci ho "dovuto" attendere la "game of the year edition" targata playstation network (con sconto di halloween che ormai sarà terminato), ma devo dire che non mi pento di aver atteso.

In primis perché nel frattempo ho giocato ad altro, in secundis (!?!) perché ho risparmiato qualche mezza dozzina di euri coi quali ho potuto prendere "The unfiinished swan" di cui presto partorirò la relativa recensione.

Che altro dire del gioco in questione, ovvero del survival horror in prima persona a tema zombie definitivo di questo inizio di ventunesimo secolo? Che è azzeccato al 100%!
E' azzeccato perché fa davvero paura (in certi frangenti, sopratutto all'inizio, poi arriva l'assuefazione, ma è normale, ci si abitua a tutto no?!)
E' azzeccato per cui perché è horror, ed anche perché la sopravvivenza è davvero dura. 
E' azzeccato perché la resa in prima persona di uno zombie che cerca di morderti la gole rende decisamente meglio rispetto quanto potrebbe fare in terza persona.

E' azzeccato perché la grafica è davvero eccellente, non eccezionale, ma eccellente.
E' azzeccato perché l'audio è reso ottimamente (le grida ed i suoni emessi dagli zombie li sognerete di notte!)
E' azzeccato perché è dannatamente divertente da giocare!

E' azzeccato perché è un bel gioco di quelli lunghi come piacciono a noi! Quanto a longevità batte tanti altri titoloni.

Fonti ufficiali parlano di 30 ore, ma nei vari forum troverete gente che ne ha impiegate quasi 60 solo per le missioni principali. Se ci mettete dentro un po di sana esplorazione ed il pallino delle missioni secondarie potrete, a mio avviso sfiorare le 100 ore di gioco. 
Che per il 30 euri circa sborsati per l'edizione digitale mi sembra un affarone decisamente da considerare.

Insomma, direte voi, il gioco perfetto?

Ennò! Diciamo noi! Affatto! Magari!

I controlli sono un poco legnosi, il vostro antagonista digitale sarà ben poco ginnico ed agile, giusto per complicarvi la vita.
Scordatevi quindi di mettervi a correre schivando morsi ed artigliate facendo lo slalom fra fauci spalancate ed orbite vuote.
Certo, lo scatto salvavita c'è, ma l'agilità è tutta un'altra cosa.

La difficoltà in certi momenti è banale. Ad un certo punto ci si rende conto che, col giusto ritmo e coi giusti tempi, far fuori gruppi di 7 o anche 8 zombie "normali" sarà decisamente all'ordine del giorno, mentre poi quando vi capitano a far da incudine al vostro martello rinforzato borchiato fulminante crani di foggia un poco superiore alla norma il gioco diventa tutto d'un tratto assurdamente duro, ostico e combattivo.

Per non parlare dei (fortunatamente) rari nemici umani contro cui vi toccherà incrociare le armi.
Tosti come muratori quelli, fortuna che una volta morti restano morti e non si trasformano in zombie.

Fortuna?! In effetti, a rigor di logica, non dovrebbe andare a finire così, dovrebbero rialzarsi sotto forma di automi mangiacervella, ma tant'è e visto che è una semplificazione gratuita ringraziamo per la distrazione i signori programmatori e tiriamo avanti.

Visto? Dalla perfezione mi pare proprio che molti passi siano stati fatti.
Aspettiamo il due e vediamo cosa ci tirano fuori dal cappello che ne dite?

Magari lo recensiremo pure in tempo reale! Se qualche anima pia avesse il buon cuore di segnalarci come fan accaniti della serie e recensori bravi e capaci al distributore italiano per farcene poi magari avere una copia in anteprima con cui perdere qualche settimana di sonno...

Quindi, la scelta è fra tentare di farci buoni quelli della Deep Silver (distributori) e quelli di Techland (sviluppatori) piuttosto che cercare di essere onesti e coerenti nei confronti dei nostri fidati lettori.

In sostanza visto il divertimenti e l'originalità Dead Island GOTY edition si porta a casa un più che meritato 8.0.

Se solo si potesse atterrare su uno zombie lanciandosi dalla cima di un palazzo!

Ok, scusate, sono ancora preso da Dishonored temo!

domenica 4 novembre 2012

Dishonored - Recensione

Che dire di questo nuovo titolo lanciato dai miei cari amici della Bethesda e sviluppato da quei mattacchioni della Arkane Studios?
Già, che dire.

Inutile girarci attorno.
Dishonored è una gioco fantastico!

Ha dei difetti, non è perfetto, la perfezione non esiste, l'abbiamo già detto abbondantemente.
Tanto per iniziare parliamo della grafica, che potrebbe essere decisamente meglio. Non che sia "brutto", anzi! Semmai è vero il contrario!

Dishonored è graficamente splendido, stilisticamente fantastico ed evocativo sempre! Il design dei livelli è fantasmagorico e l'azione è sempre divertente ed intrigante, ma il motore grafico è datato e, anche se pilotato magistralmente, è tecnicamente "vecchio" di almeno due anni. Produzioni più recenti e con lo stesso motore godono di una resa grafica decisamente superiore.

E poi parliamo anche del sistema di controllo, decisamente ostico quando si tratta di "tentare" qualche acrobazia, diciamo che avrebbero potuto rendere le cose un poco più semplici. Non sempre è immediato azzeccare il momento giusto per spiccare un salto o attaccare un nemico o parare in difesa, sopratutto all'inizio, ma riuscire a padroneggiare correttamente le varie funzioni è una sfida nella sfida che non fa che rendere migliore il gioco.
Sì perché, a dirla tutta, Dishonored è un gioco fantastico che ho apprezzato dall'inizio alla fine e, non appena avrò fatto passare il giusto periodo di tempo, apprezzerò nuovamente.

Sì perché Dishonored è un gioco che ovvia ad una limitata longevità con la possibilità di essere rigiocato più e più volte. La parola d'ordine è "varietà".
Ci saranno sempre almeno 5 o 6 se non 7 o 8 modi differenti di portare a termine una missione. Logicamente uno esclude l'altro, ma lo schema delle missioni è, in sostanza, sempre lo stesso. Infiltrazione, esecuzione e fuga.
Sì, ho scritto esecuzione, perché in questa avventura sarete chiamati ad eliminare, di volta in volta, un determinato obiettivo. In maniera più o meno truculenta ovviamente, la scelta è sempre vostra.

Oltretutto, a seconda del vostro approccio, il mondo attorno al vostro personaggio cambierà di conseguenza. Più morti ammazzati, atmosfera più cupa e più intoppi per la strada. Cosa succeda invece quando riuscite a fare il vostro dovere senza danni collaterali proprio non saprei dirvelo, non è nel mio stile, ma è per questo che mi sono ripromesso di giocarlo nuovamente, perché ho capito, girando per le sale deserte dopo il mio passaggio, piene di cadaveri e di civili attoniti e terrorizzati, che volendo avrei anche potuto limitare i danni, e di molto. E poi voglio i trofei collegati! Dannati trofei!

Che dire in conclusione?
Che Dishonored è un bellissimo gioco, che apre (o meglio riapre) al genere di gioco che più mi piace e che con la sua ambientazione originale ed il suo protagonista carismatico (ma muto) apre un nuovo titolo di successo destinato a fare concorrenza mostri ormai sacri tipo Assassin's Creed ,Metal Gear o Thief.


MUST HAVE 2012

Voti

8 al comparto tecnico
9,5 al gioco

martedì 30 ottobre 2012

L'invadenza dell'angelo custode - DI tutta l'erba un fascio

Immaginavo che prima o poi sarebbe successo, e tutti i buoni propositi che mi ero fatto a proposito be, potete arrivarci anche da soli, sono andati a farsi benedire.

Si parla, qui ed ora, di uno di quegli argomenti IMPORTANTI nella vita di ogni "giovane genitore". Lo scontro generazionale in relazione all'educazione religiosa dei figli / nipoti.
Io ho le mie idee, i nonni (sopratutto la nonna) hanno le loro, anche la mamma del pupo in questione ha le sue idee che purtroppo per me coincidono con quelle dei nonni, almeno filosoficamente, e finisco così per essere in inferiorità numerica.
Ma c'è una differenza che io reputo BASILARE e moltissimamente importante.
Io ho deciso (ti mia spontanea volontà oltretutto) di NON dare nessun indizio o direzione all'educazione di mio figlio e PRETENDO che la stessa cosa venga fatta anche dagli altri.

Molte maiuscole, toni poco concilianti, ma se la nonna torna dalla gita e gli regala un cazzo di angioletto custode da appendere chissà dove be, non mi sta bene.
Per amore di chiarezza, la nonna in questione è mia madre e conosce benissimo (avendone discusso col sottoscritto fino alla nausea) le mie idee riguardo alla religione e quindi la cosa mi sta ancora meno bene.

Io ho deciso che non inculcherò nella testa di mio figlio nessuna delle stronzate in cui credo io (anche se sarebbe meglio dire in cui NON credo io), loro invece giocano sporco, non stanno ai patti, e non mi va bene.

Io sono una persona tollerante e dalle ampie vedute, ma non riesco a sopportare l'idea che a mio figlio vengano passate per buone immani e colossali cazzate (così le ho definite, perdendo la calma e mandando a banane tutti i buoni propositi che m'ero fatto riguardo a questa eventuale discussione coi miei) solo perché a crederci sono loro. Non ci sto. Non è giusto.

Io non so cosa vedono in lui, io in lui vedo molte cose, ma sicuramente non vedo in lui l'oggetto di colossali prese in giro ne, tanto meno, delle attenzioni di un qualche depravato sessuale in tunica nera e sì, faccio di tutta l'erba un fascio visto che, recentemente, il CEI ha dichiarato che "non esiste nessun obbligo di denuncia per i preti pedofili" (leggete questo se non ci credete) significa che la cosa è conosciuta ed accettata. 

NON ESISTE NE ESISTERA' MAI CHE MIO FIGLIO VADA IN CHIESE O DINTORNI NON ACCOMPAGNATO DA UN ADULTO CHE NON SIA UNO DELLA FAMIGLIA! 

P.S.
Ovviamente quell'adulto non sarò mai io, altrimenti col cavolo che ci andiamo in chiesa.

Continuando...

Il fatto non è tanto che si cerchi di inculcargli una qualche genere di tradizione popolare, qui si parla di una cosa molto importante, moltissimo. Parliamo di fede.
Parliamo di una cosa che può, ed in effetti dovrebbe farlo sempre, cambiare la vita di una persona. Una persona che ha una credo vive molto meglio di una persona che non ce l'ha. Una persona che ha una religione sarà sempre più serena e pacata di una in eterno conflitto con se stessa e con le convinzioni di tutti quelli che gli stanno attorno.
In sostanza, mi piacerebbe che mio figlio avesse una fede, un credo, ma vorrei che se lo scegliesse da solo, vorrei che fosse una scelta matura e non un'imposizione. Non la conseguenza di un cazzo di lavaggio del cervello che inizia con puttanate su angioletti custodi e finisce a farsi fare chissà cosa chiuso in un confessionale di una merdoserrima chiesa cattolica.

Di nuovo di tutta l'erba un fascio eh? Be, a volte è inevitabile.

In conclusione?
Stamperò e farò leggere questa mia riflessione (con in allegato l'articolo che parla del non obbligo di denuncia) sperando che il tutto possa essere visto non come una provocazione, ma come uno spunto per una civile discussione.

Sì certo, e gli asini volano.

giovedì 25 ottobre 2012

"Mi scusi, ha da accendere?"... della presa di coscienza

E' così che è iniziata, con una ragazzina (età stimata 15, 16 anni, sicuramente non maggiorenne, girava in scooter) che attira la tua attenzione chiedendoti una semplice cortesia, ovvero il prestito di un accendino per accendersi una sigaretta.
niente di male no?
Solo che il qui presente guarda la tizia andarsene con la sigaretta accesa e, da uomo, ne valuta le fattezze, poi inizia a fare i conti.
Gira in motorino, non avrà più di 15/16 anni... cazzo!
"Potrebbe avere 20 anni meno di te!" gli urla allora la propria coscienza.

Oddio!
In pratica, se fossi stato un poco meno imbranato e meno attento... potrebbe essere mia figlia!
A 20 anni capita no?1 Può capitare! Oddio, è sicuramente già capitato!
E se già normalmente a volte mi sento vecchio, acciaccato e meditabondo questa presa di coscienza mi ha costretto, volente o nolente, a riconsiderarmi in toto.

Crisi di mezza età o crisi mistica?

Nessuna delle due, solo una grande e penosa ed importante presa di coscienza.
Ho una certa età. No, non sono "vecchio" o "da buttare", ma ho capito una cosa.
10 anni fa, una persona della mia età, sarebbe stata vista come un professionista nel proprio lavoro, una persona probabilmente seria ed impegnata... oggi?
Oggi siamo "ragazzi", non siamo nemmeno uomini.
I giovani, quelli veri, restano adolescenti fino ai 25 anni e nei modi e nei pensieri, e ci arrivano solo dopo un'interminabile e spesso molto viziata infanzia.

Mentre quelli come noi, come me, resta ragazzi fino a quando?Fino a 40 anni?
Non mi sembra sensato, non mi sembra giusto.

I nostri genitori, a 40 anni, avevano famiglie, avevano problemi da persone adulte e pensieri da persone serie.
Noi perché siamo così diversi? Forse perché siamo indietro? Perché siamo "choosy"? Perché siamo bamboccioni?
Perché c'è la crisi? O forse è colpa del governo tecnico?
"Una generazione di uomini cresciuti dalle donne" per parafrasare Fight Club?
O forse è solo colpa nostra?

E' solo nostra la responsabilità se non ci diamo una regolata?
E' solo sul nostro groppone che devono pesare i sogni assurdi ai quali dedichiamo parole, tempo, soldi ed energie che dovrebbero essere invece spesi "meglio"?
Meglio per chi poi?

Allora, sognare non possiamo smettere di sognare, non sarebbe nemmeno giusto.
Siamo cresciuti sentendoci dire che saremmo potuti diventare qualsiasi cosa, preferibilmente dei laureati milionari, ed ora che abbiamo tanto studiato, siamo intrappolati in lavori per i quali non siamo preparati nonostante le centinaia di tomi sapienti che abbiamo ingurgitato e metabolizzato. Toglierci anche la possibilità di immaginarci migliori di quanto siamo attualmente sarebbe una ingiustizia gratuita.

Però anche noi non siamo tanto a posto. Anche noi dobbiamo darci una regolata.

Sognare in scala. Sognare in concreto.
Pensare a cose realizzabili.
Abbiamo un'età che ci obbliga, volenti o nolenti, a darci delle priorità, a darci delle urgenze, a prenderci delle responsabilità.
Dobbiamo crescere e smettere di invecchiare senza combinare nulla.

E vero, c'è la crisi, il governo tecnico, i vecchi incrostati alle poltrone e la disoccupazione ai massimi storici.
Ma non è colpa nostra, quindi non dobbiamo essere noi a pagarne lo scotto. O almeno, non dovrebbe essere una nostra responsabilità.

E allora che fare?
Provare a vivere e prosperare NONOSTANTE i problemi del mondo, nonostante i problemi dell'Italia.

Risparmiare ed investire. Provarci, almeno, a realizzarsi.

Se poi qualche sedia incrostata deve essere bruciata nel processo sarà un sacrificio che qualcun altro dovrà affrontare.
Tanto su quelle sedie mica ci saremo seduti noi.

venerdì 19 ottobre 2012

Un sogno, o una colossale complicazione?

Parliamo di progetti, di sogni, di voli pindarici assolutamente astrusi e, forse, inutili.
Parliamo di appassionarsi ad un progetto, anche solo per finta, anche solo per scherzo, e poi vedere, sperare, sognare.

Ed ora che un progetto è agli sgoccioli (il Pc nuovo per fine anno sarà pronto) la mia mente cerca qualcosa d'altro che, ovviamente, sarà più grosso e, certamente, più dispendioso.
Di cosa parlo?
Be, della macchina nuova no?!
Volete sapere marca e modello?
Emmm, in sostanza potrebbe trattarsi di una Caterham Superlight R500 (la vedete qui se siete interessati)
Il problema?
Il prezzo ovviamente, 41mila sterline sono più di 50 mila euri!
No, dico! 
100 milioni per un giocattolo! Perché di questo si tratta, di un giocattolone per bambinoni troppo cresciuti.

E allora ecco l'idea:
Comprare il kit di montaggio!
Non proprio quello originale, che chissà quanto costa, ma ci sono alternative a prezzi modicissimi che stuzzicano in maniera quasi scabrosa la mia fantasia e titillano la mia immaginazione. Come questo per esempio.

Il kit di base comprende telaio, scocca, parti di carrozzeria e tutto quello che ci stà attorno, e si monta sullo chassis di una mazda Mx5.
Ce ne sono centinaia in vendita, molte sotto i 2000 euro, e se consideriamo che a noi NON serve la carrozzeria può anche essere pesantemente incidentata.

Il Kit base costa sui 3000 euro, la Mazda 2000, forse 3000. Qualche consulenza, l'immatricolazione. Insomma, forse con 8, 9 mila euro il mezzo è costruito ed omologato per girare su strada?

Dico forse, perché qui, di persone in grado di fare questo lavoro, non ce n'è nemmeno l'ombra! Meccanici in famiglia?
NAAAAAAA!

Ma, e se il tutto si risolvesse così?

mercoledì 17 ottobre 2012

Esco da solo e mi pesto i piedi

L'ho capito l'altra sera (quando sono andato al cinema da solo).
Ho capito che non c'è nulla di male a farlo, ho anche capito che, vivendo in città, è anche una cosa "Normale" e che, prima o poi, sarebbe capitato e che, volente o nolente, sarebbe stata una cosa giusta.
Trattasi di solitudine "ricercata", di "isolamento adhoc". 
Trattasi (probabilmente) di normalissima esistenza urbana, ma per me è stata quasi una rivelazione.

Io vivo in una città.

Ho sempre considerato il posto in cui abito un paesone troppo cresciuto, un luogo di provincia troppo piccolo per essere davvero considerato una città a tutti gli effetti, ed invece non è così.

Magari sarà che sono fuori dal mondo e che non conosco poi molta gente, ma il fatto qui è che, camminando nella sera di una fresca ma piacevole domenica, non ho incontrato nessuno che conoscessi.

Certo, la gente della mia età magari ha altro da fare, frequenta altri luoghi e non va a vedere film il cui protagonista è un pupazzo di peluche, tutte queste cose le ho ovviamente considerata, ma il fatto è che, come io non conoscevo loro, loro non conoscevano me. Suppongo.

Ed essendo estraneo fra estranei sei anche, di conseguenza, solo come un cane.

Volontariamente questo è certo, ma resta il dato di fatto che mi son sentito un poco solo (approfitto per ringraziare gli amici che domenica hanno fatto in modo che io lo fossi. Grazie, sul serio, è stata un'esperienza istruttiva, ed infatti ora vi cuccate questo bel pippozzo mentale). Solo ed abbandonato si diceva, ma anche con delle prospettive.

Ho iniziato a pensare come dovrebbe comportarsi una persona davvero estranea del luogo e cercare di fare qualche conoscenza, a cercare di avviare un qualche genere di frequentazione, ed ho capito che se davvero vivessi in una grande città, di quelle davvero estranianti e frenetiche, farei probabilmente una fine di quelle poco divertenti.

Finirei probabilmente a vivere in un mini alloggio squallido e ripieno fino all'inverosimile di materiale "Nerd approved" e scarti di cibi precotti e take away di origine orientale.
No, attorniato da mute di gatti no, i gatti mi infastidiscono, ed i cani danno troppo da fare. Probabilmente collezionerei rettili o insetti repellenti (solo per poi passare le notti insonni terrorizzato dalla possibilità che uno qualsiasi degli esemplari in mio possesso possa uscire dalla cattività e sbranarmi nel sonno).

Sì perché non essendo nato abilitato al baccaglio ed essendo endemicamente timido probabilmente non sarei mai in grado di "approcciarmi" a degli emeriti sconosciuti, sarebbero loro a dover fare la prima mossa. L'unica cosa che mi viene in mente sarebbe una maglietta con su scritto una frase pietosa e strappalacrime che dovrebbe, almeno nelle intenzioni, incentivare questi ipotetici sconosciuti a volermi come loro amico.

Dio che tristezza infinita!

martedì 16 ottobre 2012

Attack the block - Recensione

Prendete un gruppo di ragazzini di un qualsiasi quartiere popolare del mondo. un posto dove delinquenza e bullismo sono la norma, un'invasione aliena sui generis. 
Miscelate il tutto con sottile humor inglese, un'atmosfera da survival horror decisamente ben cogitato, gli spazi ristretti e claustrofobici alla Alien di un palazzone popolare, un cast di ragazzini formidabile, qualche figura stereotipata eccellente (fantastico il rapper spacciatore coltivatore di marijuana super violento e strafatto), una muta di alieni decisamente originali ed assetati di sangue ed ecco a voi tutti gli ingredienti di questo "Attach the block - invasione aliena".

Film inglese, diretto da un comico all'esordio in tale ruolo, con un cast di attori semi sconosciuti, ma prodotto da una casa che ha, tra gli altri, dato vita ad alcune delle pellicole che preferiamo nella storia del cinema ovvero: "Hot Fuzz", "L'alba dei mordi dementi" e "Scott Pilgrimm vs the world". Che dire insomma.

Abbiamo sentito parlare di questa pellicola in occasione della 29° edizione del Torino Film Festival dove è stato presentato e ci ha incuriosito non poco.

Che dire senza anticipare troppo sulla trama che non sia già stato scritto?
Be, che è un film originale ed a suo modo "nostrano", pieno di azione e girato dal punto di vista di ragazzini decisamente poco fortunati cresciuti in quello che è, sotto ogni aspetto, un quartiere decisamente malfamato.

Il film dipinge e descrive anche la situazione e le condizioni di vita di questi ragazzi, spesso con un solo genitore ma anche comunque abbandonati spesso a se stessi ed in balia delle mode e dei sentimenti della strada. Ragazzi che vedono come prospettiva positiva quella di entrare a far parte del "gruppo di spaccio" del boss locale piuttosto che rapinare gente per strada (per poi scoprire che non si rapinano i vicini di casa).

Bel film, bella fotografia, bella storia (c'è pure il finalone pro-teppistello).

Ci sentiamo di dargli un 8+.

Meritatissimo, da guardare in compagnia.

lunedì 15 ottobre 2012

Noia da gamer - Il fantasma dello shopping.

O da lettore, o da film dipendente, o da quello che volete voi.

Leggo un libro (eterno, lunghissimo, che non mi piace poi così tanto) e mi annoio.
Guardo film (nuovi, vecchi, remake, animazione, thriller, fantascienza, classici) e mi annoio.
Gioco videogiochi (Old scool, FPS frenetici, avventure poetiche rimasterizzate in HD)... e mi annoio.
L'unica cosa che mi da soddisfazione è il fatto che il Papo s'è appassionato a TOP GEAR e quindi almeno da quel punto di vista va tutto bene (più TOP GEAR, meno BOSS DELLE TORTE, e la borsa s'impenna). Solo che questo week end, alla terza visione in replica di puntate viste precedentemente.. be, che dire, ad un certo punto uno si annoi aper forza no?!
No, non è una botta di depressione, e non credo sia nemmeno colpa della stanchezza.
Tempo sia il contraccolpo dovuto al fantomatico "cambio di stagione" che porta immediatamente alla presa di coscienza del fatto che, oddio, devo fare shopping!
Del genere che più aborro oltretutto. Abbigliamento.
Niente di che, intendiamoci. Una felpa o due, una giacca, magari un paio di jeans. Niente di trascendentale, questo lo so, ma già solo il fatto di sapere che devo farlo mi mette ansia.

Non è lo shopping di per se ad infastidirmi, è il fatto che sono "sorvegliato speciale" a disturbarmi (anche se a ben vedere non è nemmeno il fatto di essere precettato a crearmi problemi, ma ve lo spiego dopo).
Il fatto è che in passato ho sbagliato, ho commesso degli errori. Non uno, molti.
Vedete, io seguo la filosofia del flash shop.
Entro, giro veloce, la prima cosa che mi piace la provo e se ci entro è mia.
Compro cose che mi piacciono, non necessariamente cose che mi servono, e tendo a sbagliare clamorosamente taglia (continuo a dirmi "tanto dimagrisco"... ok, ho capito, non dimagrisco) e prendo roba che mi sta piccola.
Non è solo esclusivamente colpa mia, è la moda che spinge verso l'abbigliamento "attillato", o forse sono le commesse ('starde) che mi coglionano (voce del verbo coglionare) clamorosamente ogni volta.
Fatto sta che dopo uno o due giacconi troppo stretti e qualche maglia decisamente off-limits la bionda mi ha (giustamente, c'è la crisi, mica possiamo buttare nel cesso i soldi che diamine!) precettato.
Il che vuol dire che, molto probabilmente, questi futuri acquisti mi toccherà farli con la di lei supervisione.
Oddio, mi farà girare TUTTO il negozio. Mi farà provare MILLE differenti capi e probabilmente boccerà le cose che davvero mi piacciono in favore di cose in cui magari entro correttamente.

Un bel respiro e via?
Patti chiari amicizia lunga?
Propongo un patto.
Shopping a tempo.
10 / 15 minuti massimo a negozio.
Si prova solo quello che MI piace e se c'è la taglia si compra e basta.
Questo per 5 negozi, poi decide lei.

Oddio, già me ne pento.

mercoledì 10 ottobre 2012

Svolta epica?

Traggo spunto da questo articolo uscito su www.iovivoaroma.it e mi domando.
E' vero? Si può fare?
Ma per sul serio?
No veramente, è vero o no?
No perché se fosse uno scherzo sarebbe una cosa davvero di cattivo gusto.
Non che voglia in qualche maniera mettere su un qualche assurdo traffico di fiorellini verdi, questo no, ma sapere che, volendo, potrei fare una cosa del genere è una ventata d'aria fresca. 
Una buona cosa finalmente quindi?
La cosa, la possibilità, la legalità, apre la mia mente ad una miriade di possibilità di domande, manco fosse già sotto l'effetto benefico ristoratore calmante ed euforico del'oggetto del disquisire.
Nello specifico:


Vale il concetto "Una pianta a balcone"? No perché io di balconi ne avrei ben tre!

Come la spiego la presenza di una pianta che si potrebbe definire "ornamentale" a chi non la conosce in una casa che non ha assolutamente nessuna pianta in quanto i suoi abitanti posseggono solamente coppie di pollici nero antracite destinati ad eliminare ogni forma di vita vegetale nel giro di poche ore?

Quali sono i tempi ed i modi migliori per impiantare una pianta?

Dove lo trovo un vaso adatto?

Come la spiego al Papo? O meglio, come farò a fargli il culo quanto, un tempo che avrà l'età, sarà inevitabilmente sgamato fumato marcio? Con quale faccia gli spaccherà il culo (metaforicamente) visto che magari coltiverò l'oggetto del contendere a pochi metri di distanza?

Ci penso poi nel frattempo cerco il necessario per iniziare la coltivazione?

lunedì 8 ottobre 2012

TED - Recensione

Usciamo di casa e camminando nell'aria frizzante della notte ottobrina iniziamo a pensare a cosa aspettarci da questa pellicola.
Potrebbe essere la prova di maturità "artistica" di Seth Macfarlane (persona che stimiamo molto, e siamo ai link autoreferenziati) creatore dei Griffin e mente geniale quanto irriverente?
Saremo di fronte ad un'opera matura e magari a tratti commovente?
Seth riuscirà in qualche modo a tirare fuori l'orsetto di peluche che giace sepolto nel fondo di ognuno dei nostri cuori?

La risposta è "NO! Per fortuna!"

Il film è una sequela interminabile di gag irriverenti ed acide e, volendo, anche un pochino volgari, ma ci sta. Ed è divertente, molto.
L'abbiamo guardato in una saletta semi deserta, in solitudine, concentrati combattendo il sonno accumulato in un week end impegnativo e faticoso, ed il fatto che fossimo soli E mala accompagnati non ha aiutato a mantenere la giusta concentrazione, quella adatta a cogliere al volo tutte le citazioni e cammei presenti nel film. Sì, concentrazione, perché fra personaggi di film cult, sigle di serie Tv mitiche e citazioni presa dalla filmografia Nerd per eccellenza direi che ce n'è davvero per tutti.
Spesso si sfocia nel meta film, ovvero film che parla di concetti e situazioni dei film stessi, ed il bello di queste situazioni, da cinofilo impenitente, è proprio riuscire a cogliere tutti gli incroci, al volo possibilmente.

Per il resto?
La prima impressione è che, quando questa pellicola inizierà a girare per le Tv commerciali, verrà proposto sotto il periodo natalizio e, presto o tardi, diventerà uno di quei film cult natalizi tipo "Una poltrona per due" o "Mamma ho perso l'aereo", ma finirà nella sezione di quelle pellicole cattive e scorrette quindi verrà probabilmente proposto insieme a "Babbo bastardo" e "Nightmare before Christmas" perchè di questo si tratta, ed è il mio giudizio definitivo, un film natalizio a ottobre. Fantastico.

Musica?! Da musicall! Sempre! Seth ha sempre prediletto tale genere e qui ce n'è a bizzeffe.
Fotografia? Da commedia, senza infamia e senza gloria.
Effetti speciali? Sì, effeti speciali, perché ricordiamoci che Ted, l'orsacchiotto coccoloso, è tutto in CG. Non malaccio, il personaggio si muove tra le controparti umane dinamicamente ed è ben realizzato, anche se sembra non avere peso, e la cosa stona un poco.

Cast! Ted (doppiato da MacFarlane in persona in lingua originale e con la voce di Peter Griffin in versione italiana) è semplicemente spettacolare. Fantastico. Ne vorrei uno anche io di orsacchiotto così.
Mila Kunis (la bonacciona della pellicola) è molto brava, m'è molto piaciuta.
Mark Wahlberg invece, l'ho trovato fuori posto, inadatto, non m'è piaciuto molto, ma forse mi faccio condizionare dall'intervista che ha rilasciato a Top Gear dove l'abbiamo definitivamente senza appello bollato come persona non gradita. fatto sta che il bicipite della dimensione "testa di bimbo" non centra niente col personaggio e quindi, a mio avviso, è stato proprio sbagliato il casting.

Da segnalare numerosi "cammeo" di grandi star del passato, attori recenti (grandissimo lanterna verde in versione gay) e star della Tv (Americana ovviamente NDR).

Voto?
7+

Perché così basso?
Perché, in cuore nostro, ci aspettavamo di più.
Ci aspettavamo che fosse più scorretto, più volgare, più... più Grifffin insomma.

giovedì 4 ottobre 2012

Meglio all'ultimo quindi?

Settimana se non mesi di pianificazione. 

Decine di telefonate, mail e sms. 
Skype che gira a nastro e chat varie che invitano gente a casaccio ed il risultato?
Solitamente che poi non si presenta nessuno o ben pochi.

Di cosa parlo?
Di un'adunata di ex.
Ex colleghi nello specifico. Non ex amici. Ho detto ex colleghi.
Ex amici no, con certe persone capita che hai passato così tanto tempo e ne hai passato così tante che possono passare anni da un incontro all'altro che nulla cambia o quasi.
La questione però è la seguente e forse banale.
Possibile che tutte le volte che uno cerca di combinare una rimpatriata e di mettere tutti d'accordo ci impiega mesi con scarsissimi se non nulli risultati mentre invece, una cosa combinata al volo, all'ultimo momento, con un paio di email e qualche sms forse, dico forse, può invece avere successo?
Mi spiego meglio.

Con questi ex colleghi ho un rapporto particolare. Abbiamo fatto parte di un gruppo di "lavoro" irripetibile.
Gente che si faceva il culo in quattro per uno stipendio da fame e la gloria effimera di un rarissimo complimento di un datore di lavoro che se ne sbatteva alla grande.
Gente che ne ha passate di cotte e di crude in giro per il mondo dandosi, sempre, una mano l'un con l'altro.

Certe cose ti uniscono e, con uno di questi, non sono condivido l'anno di nascita, ma anche il mese ed il giorno.
Sono combinazioni certo e forse nemmeno troppo eclatanti, ma s'era pensato di festeggiare con una birrozza in compagnia il nostro comune trentacinquesimo compleanno andando, insieme ad altri sciamannati del vecchio gruppo, a far visita ad un altro ex collega che ha nel frattempo ha aperto un pub.

Questo è avvenuto a febbraio. Siamo ad ottobre.

...
...
...

Il vostro ed il nostro silenzio, uniti, sono desolanti.

E allora che fare?
Semplice: DECIDERE!
Tempo, luogo, orario.
E basta.
Poi lo si dice a tutti con tutti i mezzi a disposizione e via.
Chi c'è c'è chi non c'è se ne pentirà amaramente.

Andrà bene? Saremo solo in due o forse tre?
Non lo sapremo fino a domani sera, nel frattempo... fate girare la voce!

martedì 2 ottobre 2012

Dell'educazione geriatrica - I vecchi in gita all'utogril

Non so quanto spesso vi capiti di visitare l'italica rete autostradale e di conseguenza quanto frequentemente vi possa capitare di concedervi un attimo di pausa, o un caffè ristoratore, in uno delle oltre mille mila differenti aree di servizio presenti sulla rete medesima o, per farla breve: "Quanto spesso vi fermate in autogrill?"
A noi capita relativamente spesso e la cosa che meno ci piace, subito dopo i cessi, è il comportamento delle comitive di ultrasessantenni al bancone del bar.

Si dice tanto del "gap generazionale" piuttosto che della maleducazione dei giovini d'oggi, della mancanza di rispetto e di tutto quello che vi viene in mente, ma avete mai visto una di queste comitive di baldi ed arzilli vecchietti avventarsi sui banconi del bar delle aree di servizio manco fossero hoolingans britannici in libera uscita?

Normalmente non ci piace riferirci a certe categorie sociali con termini dispregiativi che denotano maleducazione e mancanza di rispetto, termini come "Vecchi" o "Storditi rincoglioniti" ci sembrano sempre decisamente fuori luogo e contesto, perché normalmente lo sono, ma in questo caso specifico non credo siano poi così sparati in aria.

Vi ricordate come eravate quando, alle medie, in gita scolastica, scendevate dal bus all'area di servizio e vi davate allo sciacallaggio indiscriminato?
No, non arrivano a quei livelli, no, ma sarà che siamo noi che abbiamo dei problemi sopportazione, ma l'impressione è quella.

A parte il fatto che non sanno nemmeno come funziona un autogrill ("Scontrino alla cassa", vi dice niente?) ma è poi il comportamento quando finalmente arrivano (ammassati e sbraitando a volumi spacca amplifon) al bancone che davvero abbattono ogni buon sentimento.

Spingono, ti passano davanti... suppongono probabilmente che loro, in quanto "anziani", abbiano automaticamente diritto a godere di un qualche privilegio di precedenza assegnato loro dalla bontà divina, o forse dall'autista del bus che li li ha scaricati e che probabilmente ce li vorrebbe pure abbandonare.

No signori e signore, mi spiace, ma io sono li per un veloce caffè dopo probabilmente alcune ore passate a guidare in mezzo al traffico e prima di altre probabili ore a fare altrettanto... voi siete in gita, avete da perdere tutto il tempo di questo mondo (arterie intoppate premettendo ovviamente), quindi. Educazione, pazienza, senso civico e basso profilo per cortesia.

Non siamo persone intolleranti, mai e poi mai, ma capiamoci: "Non rompi a me, non rompo a te"
Premessa che, ogni volta, sempre, finora non è mai successo il contrario, è sempre stata disillusa.

Ora facciamo così:
Quando all'autogrill vediamo fermi dei pullman turistici che scarica orde assatanate di caffè, brioche e bianchini di arzilli e maleducatissimi vecchietti l'atteggiamento di risposta è oramai automatico. Assetto anti sommossa ed umore pessimo già alla cassa.

Meglio prevenire che curare si diceva una volta.

lunedì 1 ottobre 2012

Un anno!

Ebbene sì, il traguardo è stato raggiunto e superato e, con oltre 21.000 visite totali ed una media mensile 1750 visualizzazioni (fra alti e bassi) "Il manuale del giovane scribacchino" compie un anno di vita!

Che dire. 
Potrebbe essere questo il momento giusto per fare un punto della situazione, per decretare il successo od il fallimento di questa iniziativa o, il alternativa, potrebbe semplicemente essere la scusa per festeggiare alla grande fregandosene se, in effetti, tutto ciò sia un successo o una mera pippona mentale lunga più di 12 mesi.

Personalmente sarei più propenso per la seconda, il festeggiamento fine a se stesso è sempre una bella cosa ed ha un suo fascino decisamente allettante, ma forse un attimo di critica potremmo anche mettercela dentro.
Per capire, per trovare spunti da cui trarre idee per migliorare "il prodotto"? Per dare una direzione meglio definita forse.

Perché fra racconti, recensioni di film e videogiochi, consigli sulla scrittura, mere puttanate senza senso e liste d'ogni sorta qui la cosa, me ne sono reso conto da tempo, rischi di diventare un poco dispersiva.
Ma che posso farci? Io SONO dispersivo, e questo blog rispecchia il carattere del suo autore.

Cosa voglio farne? In primis vorrei accogliere tra le mie file qualche "inserzionista".

Ho provato, in qualche occasione, a tirar dentro qualche amico, proponendo timidamente una qualche collaborazione, ma non s'è fatto nulla.
Mi piacerebbe che il plurale maiestatis  col quale spesso mi esprimo rappresentasse davvero un gruppo, un team, una compagine di coraggiosi che, armatisi ti idee, carta, penna e tempo, vogliano USARE il "Manuale" per i propri scopi. O meglio, per i nostro comuni scopi.

Cerco gente che proponga articoli, racconti, recensioni, deliri assoluti o elenchi divertenti. Non perché da solo non ce la faccia ad andare avanti, ma perché, semplicemente, vorrei che ci fosse "di più".

Nel frattempo?!
Tutto come prima!
Meno quantità e (spero) più qualità, ma sempre impegno, sincerità, obiettività(?!?!) e delirio, taaanato delirio!

Buona compleanno "Manuale"!
100 di questi giorni!