venerdì 6 gennaio 2012

Ansia, questa (s)conosciuta

Al solito partiamo dalle definizioni e poi spieghiamo.
Parbleu.. questa faccenda sta diventando monotona o sbaglio?

Wiki la definisce come "uno stato psichico, prevalentemente cosciente, caratterizzato da una sensazione di paura" causata da una mancanza di adattamento dell'organismo ad una qualunque e determinata fonte di stress.

Io più che una sensazione di paura la assocerei (idealmente, non ne soffro, parlo per sentito dire) ad un sensazione di disagio più meno costante e profondo.
E se uno è a disagio, con se stesso, con gli altri, col proprio cane, tanto bene non può stare.
E se uno non ne soffre non può capire, credo.

L'ansia classica, quella non "patologica" o "cronica" è una cosa facile da gestire in quanto ha normalmente delle cause riconoscibili. Problemi, stress, magagne... superati i quali poi stai bene.

L'ansia di cui parlo è quella che di cause magari non ne ha, è fisiologica, un tratto caratteriale. Una scimmia ansiosa che sei costretto a portarti sulle spalle e che condiziona tutta la tua vita.

Scimmia di merda.

Ci sono due vie "ufficiali" per superare il problema.
Psichiatria o psicologia.

La differenza principale è la seguente:
Lo psichiatra studia la tua situazione da un punto di vista di equilibri ormonali o livelli di stress e ti prescrive dei farmaci, che se sei fortunato ti risolvono il problema in tempi brevi
Lo psicologo, durante magari anni di terapie e sedute, ti scava nel cervello (a parole) finché non ha TU non sei convinto che il problema sia risolto.

In passato ho avuto atteggiamenti abbastanza duri nei confronti degli "ansiosi patologici". Ho sempre liquidato la cosa come uno di quei problemi che uno si crea da solo (per debolezza di carattere o insicurezza) mentre ora comincio a pensarla diversamente.
Siamo esseri complessi, alcuni più di altri, ed un organismo troppo complesso può andare incontro a problemi complicati da risolvere.

Ho capito che non si può fare di tutta l'erba un fascio e che se uno ha dei problemi, invece di classificarlo come "sfigato" e compatirlo posso fare di meglio. Posso aiutarlo, essere disponibile... e prenderlo ironicamente per i fondelli... da li non si scappa, fa parte della terapia.

Perché una risata, anche se amara, a volte, è tutto quello che posso dare...  ma magari può servire.

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