lunedì 27 febbraio 2012

Hotel Cascina Canova Uggiate - Recensione

E' dannatamente raro.. ma a volte capita...
Entri in un albergo convenzionato cliente (a prezzo oltretutto assai interessante) e ti trovi una camera come questa...
Prego ammirare la foto, fare "OOOOOOOOOOOOOO!"

E' assurdamente raro... La norma è assolutamente un'altra.
Posti vecchi e fatiscenti o quasi.
Puliti almeno? Spesso poco e male.. e poi invece.. quando lavorativamente ti ritrovi in una situazione pessima se non disastrosa e ti senti decisamente giù di morale ed hai bisogno di qualcosa che ti tiri su... a volte ti capitano queste botte di culo. Perché è questo che sono, botte di culo. E' giusto dargli il nome che si meritano.
Posto molto bello, pulito, nuovo, persino elegante (tanto che mi sento dannatamente fuori posto)
Personale molto gentile ed il tutto a prezzo (con convenzione ovviamente) più che ragionevole.
E poi c'è il ristorante interno, che non è una cosa da buttare via proprio per niente, sopratutto se dopo una giornataccia di lavoro infame non hai proprio più voglia di saltare di nuovo in macchina in cerca di un posto decente dove mangiare.
E poi c'è pure la pizzeria nello stesso cortile che in 20 secondi se non vuoi mangiare con la musica classica di sottofondo (l'avevo detto che era un posto elegante) puoi mangiare in un ambiente un filino più disteso e rilassato, anche se pure li i camerieri sono in frac porco giuda!
E poi è vicino ad una strada che la sera non è poi così trafficata e quindi si dorme benone.
E poi (a proposito del dormire benone) letti comodi, materassi comodi, coperte calde, camere non assurdamente calde.
E poi.. è un posto pulito e BELLO!
Insomma...
Mi caro Hotel Cascina Canova.. sei un 4 stelle? Io te ne do 5!
E son ben felice di dartele!

Ora resta solo un quesito.
Idromassaggio sì o idromassaggio no?

Perché lo so, farò un casino. Acqua ovunque...

(tempo dopo)
Ho scoperto che se si fa attenzione non è così un casino!
Passate esperienze m'avevo portato a pensare che l'idromassaggio fosse una roba inutile e discutibile valida solo per versare ettolitri d'acqua sul pavimento del bagno ed invece, dopo pochi minuti passati nel ribollire, mi sono talmente rilassato che quando ne sono uscito avevo le gambe che facevano Giacomo Giacomo.
Unica pecca (perché una LA DEVO trovare)?!
Avvertite che quella trappola rilassante c'ha pure le lucine che sberluccicano! (Mi avvisano dalla regia che trattasi di cromoterapia)
Minchia, ho chiuso un attimo gli occhi e quando li ho riaperti mi sono sentito in discoteca!
Nudo e ricoperto di schiuma oltretutto.
Son spaventi!

Rischiare, ma col materasso...

Buttarsi in qualcosa, ma avendo la possibilità di avere un ripiego qualsiasi.
Tentare il salto mortale, ma con la rete di sicurezza.

A parte il fatto che, a sto punto, dove andrebbero a finire eccitazione ed adrenalina... il gusto della sfida... L'eccitazione dell'ignoto, ma sull'onda del "sono un trentacinquenne con la testa fra le nuvole ma coi piedi per terra, ammazza quanto s'ò alto" ho finalmente capito.

Certe cose le fai davvero se hai un materasso, una soluzione di ripiego, un fondo d'accantonamento strapieno di soldi o papino che ti finanzia.
Il materasso ce l'ho, sarebbe da cambiare, non e la fa più, e dopo 3 anni 3 di pisciate naniche inizia pure a fetere leggermente, ma ce l'ho. Non è decisamente il genere in questione ma ce l'ho. Però non vale, ho capito, non vale.
Papino non mi finanzia di sicuro.. massimo rispetto reciproco, non ci piove, ma no.. per un salto nel buoi no.. non posso contarci.


Il fondo d'accantonamento per esserci c'è e resiste imperterrito alle nostra continue minacce di prelievo ad ogni minima spesa imprevista... ma non basta, non può bastare, non basterà mai.... è fatto per quello lui, non bastare mai... così tu ti senti inadatto e continui (o almeno ci provi) a rimpinguare costantemente...
In attesa di una bella tassa o di un default della banca, tanto per stare allegri.


E torniamo a parlare di "maturità". E torniamo a parlare di "diventare grandi". Essere seri, responsabili, posati, concreti... a torniamo a parlare della terrificante noia che tutti questi concetti invariabilmente richiamano nella nostra mente.
Che poi propriamente noia non sarebbe nemmeno. Meglio dire insoddisfazione. Meglio dire piattezza e prevedibilità. Meglio dire e non fare, perché volenti o nolenti, senza un materasso adeguato, certi colpi di testa sono in pratica impossibili.


Perché volenti o nolenti seri, responsabili, posati e concreti ci tocca esserlo.
No avventura, no eccitazione.


Ed allora evadiamo dalla "tristezza" e dalla "piattezza" delle nostre vite serie, responsabili, posate e concrete. E lo facciamo nel modo più sicuro e meno eccitante a cui oramai siamo assuefatti. Film, libri, programmi televisivi, videogames a quello servono. A darci un brivido anche minimo. A farci sentire diversi, differenti. Differenti da noi sessi, da chi o cos'altro vorremmo esserlo?
Non realizzati, ma "realizzabili". E finiamo per sognare cose di cui in realtà non dovrebbe interessarci nulla.
Finiamo per sognare di possedere cose costose o di visitare luoghi esotici.
E per quanto possano essere esotici e remoti i luoghi che visiteremo o per quanto possano essere costose ed esclusive le cose che desidereremmo possedere saranno tutto che più alla nostra portata rispetto alla vera realizzazione di noi stessi, che poi è quello a cui dovremmo aspirare.


Seguendo il semplice assioma che recita Realizzazione = Felicità = Serenità è logico aspettarsi che chi riesce in questa operazione sia più felice e sereno di chi non riesce a realizzarsi, ma è vero anche l'inverso.
Se invece che dalla Realizzazione partiamo dalla Serenità?
Non Serenità come derivazione della felicità come conseguenza diretta della Realizzazione.
Se uno si "rasserenasse" rendendosi conto che i propri desideri sono, magari momentaneamente, irraggiungibili e decide di aspettare magari in attesa di un materasso degno di questo nome?
Allora un potrebbe essere felice anche senza essere Realizzato.
Un potrebbe anche andare avanti con la propria vita sapendo che, prima o poi, avrà la sua occasione di fare il colpo di testa. Preparando magari il terreno, o studiando per l'occasione.


Si tratta in pratica di rassegnarsi a "sognare di sognare".
Si tratta in pratica di rendersi conto che anche sognare non è una cosa adatta a tutti, non sempre, non ovunque.


Quantomeno sognare di fare un colpo di testa.. quello è meglio metterlo nel cassetto in attesa di giorni migliori.


Che sogno hai nel cassetto?
Nel cassetto ho un cassetto pieno di altri sogni.

mercoledì 22 febbraio 2012

Sconfiggi la noia in 13 mosse astute

Sull'onda dell'inaspettato successo di questa lista...

Ecco a voi un'altra inutilissima, probabilmente deleteria, assurda ed insensata lista di "mosse astute" per sconfiggere la noia devastante che ci assale quanto, haimé al plurale, ci tocca necessariamente occupare il nostro preziosissimo tempo in attività noiose o ripetitive.

Lavorare, studiare, vivere, ecc...


1 - Farlo
E' forse l'unica vera cosa astuta da fare per sconfiggere la noia.
Non parlo per lo studio (mai fatto) ma per il lavoro è il modo migliore per far passare il tempo.
Poi vi pagano pure per farlo. A ben pensarci la cosa ha i suoi vantaggi. Certo, uno deve metterci necessariamente la voglia e nel caso quest proprio non pervenga la soluzione non può essere che una qualsiasi di quelle sotto proposte.

2 - Fare finta di farlo
Non sempre attuabile, normalmente altamente lenitivo per la propria carriera (lavorativa o scolastica che sia) non è aperto cazzzeggio, quello lo tratteremo più avanti.
Prevede nervi saldi e concentrazione. Riflessi ferini e capacità di adattamento degna di un novello MacGyver.
Ma è stancante! Logorante!
E rischia di essere noioso quanto il compiere le azioni che si sarebbe in teoria tenuti a compiere.
Che poi il lavoro resta da fare lo stesso. Difficile che per miracolo (dannato spirito santo, dove sei quando ci servi!) intervenga in nostro soccorso.

3 - Fare finta di fare finta di farlo, ma farlo realmente
Anche definita "mossa sadomaso" questa mossa astuta è da veri autolesionisti.
Non si tratta tanto di sfiancarsi nel far finta di espletare la funzione, no è peggio.
Implica situazioni in stallo a base di orgoglio.
Necessita di probabili faide in corso fra colleghi o superiori.
"Non lo faccio gnegnegne!" ma poi tanto lo fai lo stesso che sennò tanto, e lo sai pure tu, nella M maiuscola chi ci finisce?
Doppia razione di stress assicurata, e da quanto stress è sinonimo di noia?

4 - Cazzeggiare apertamente
Necessita paraculo di immani proporzioni.
Non solo non hai palesemente voglia di farlo, ma non hai paura di farlo sapere al mondo, e te ne freghi delle conseguenze.
Bravo, hai le palle...

5 - Cazzeggiare di nascosto
E' quasi come il punto due di questa fantastica lista. Non fai ma fai finta di fare. Però con meno stress. Da quando cazzeggio è sinonimo di stress?

6 - Coinvolgere amici e colleghi al cazzeggio
Cosa c'è di meglio di non fare quello che si dovrebbe fare se non farlo in compagnia?
Godendo insieme ad altri del gusto torbido dell'illecito compiuto in massa.
Mal comune mezzo gaudio? Sbagliato!
Mal comune.. gaudio doppio!

7 - Autismo
Ti metti in un angolo e ripeti ossessivamente la locuzione "gattopappa" fino alla perdita della coscienza e del senso del tempo. Unico problema serio: nella clinica psichiatrica nella quale passerete il resto dei vostri giorni non avrete altro modo per sopravvivere alla noia.

8 - La soluzione Social
Prendi un PC o altro apparecchio atto od adattabile alla ricezione di segnale a banda larga e via di social network (e di canone Rai). Il tempo passa, ma lascerete inequivocabili tracce del vostro passaggio.
Altissima probabilità di sgamo.

9 - Inventare inutilissime, deleterie, assurde ed insensate liste
Nel farlo sembrerete molto impegnati nel vostro lavoro e quindi equivale quindi al punto 2, ma probabilmente produrrete qualcosa di altrettanto inutile e noioso quanto quello che avreste dovuto produrre comportandovi produttivamente.
10 - Inventare inutilissime, deleterie, assurde ed insensate liste. Lavorando/studiando
Implica la possibilità di poter mettere in attesa il cliente per il tempo necessario a finire di sciogliere un periodo particolarmente complesso e dalla punteggiatura disastrosa.

11 - La soluzione ferramenta
Detta anche "Martellate sui cosiddetti"
Come la 7 vi mettete in un angolo e, tranquilli, senza che nessuno vi disturbi, potrete prendervi a martellate autolesionistiche fino all'ennesimo arrivo della neuro. unico problema, nella clinica psichiatrica non potrete continuare a farlo. Vi toglieranno il martello e comunque è difficile martellarsi i cosiddetti con la camicia di forza.

12 - Fuga
Prendete un bel respiro e poi mettetevi a correre alla massima velocità consentita dal codice della strada.
Meglio se urlando a squarcia gola "Arrivano i teteschi!"


13 - Suicidio
E' la sola ed unica soluzione definitiva.
Non sarete mai più annoiati da nulla.
Neppure da stupide ed inutili liste senza significato

martedì 21 febbraio 2012

Il post-IT azzurro

Era un po' che avevo qualcosa che mi frullava in testa.
Come un ricordo, ma non un ricordo.
Come una sensazione, ma più sottile e sfuggente.
Come una vaghezza, una qualcosa... chissà che.

Fortuna che ci sono loro, i Post-IT azzurri.
Che ti fermano forzatamente al casello dell'autostrada e ti ricordano cosa avevi scordato di ricordare.
Per esempio, di rinnovare la patente.
E per fare in modo che tu non te lo scordi mai più fanno che ritirartela per partito preso.
Grazie Post-IT azzurro che viaggi su una Volkswagen Passat del medesimo colore.
Ti ringrazio vivamente. Hai fatto il tuo lavoro.

Ora io sono nella M maiuscola, ma non te ne faccio una colpa.
O tu Post-IT turchino.

Ora io non so bene come gestire questa situazione, ma non è una tua responsabilità.
Sei pure stato gentile, o piccolo pezzetto di carta appiccicosa mai quanto basta.

Ora io... be, ora io mi do del deficiente da solo e credo proprio che il prossimo rinnovo della patente si incastonerà a fuoco vivo nelle mie meningi.. indelebilmente...

Nel caso me lo segno sul calendario di google che è meglio.

lunedì 20 febbraio 2012

Strano fine settimana (botta di felicità? Cazzomene)

Mi sono svegliato sabato mattina trentacinquenne fatto finito e mi son ritrovato sereno e tranquillo.
Un sensazione strana.
Una pace.

Sensazione che provo ancora oggi, ora, adesso. Persino mentre scrivo.

Non lo nascondo, Questi 35 han fatto una certa impressione.
Non lo nascondo. Questi 35 mi hanno più impressionato dei 30.

Questi 35 li ho vissuti come un vero traguardo credo.
35 anni non sono tanti, ma nemmeno pochi.
35 anni sono il famigerato “mezzo del cammin di nostra vita” mi dicono. (sinceramente ricordavo un numero diverso, ma va bene lo stesso)
35 anni e cosa ho combinato?

Oddio! No!
Nessun bilancio!
Lungi da me! Non è questa l’intenzione!
E’ solo che tutto sommato forse, se davvero decidessi di farlo, sarebbe un bilancio positivo.
E quindi, anche se non lo faccio, so che posso essere felice.
E quindi lo sono.

Certo, qualcosa che non va c’è e ci sarà sempre.
La nostra non è una vita perfetta.
La mia non lo è di certo, ma credo di aver deciso di smettere di lamentarmi e darmi una mossa.
O meglio, di prendermela più con calma.
Che sembra una contraddizione in termini, ma  ho deciso che non è così, sull'onda del più grandioso "cazzomene" che si storia ricordi.... se va bene così a me.. degli latri... cazzomene, appunto.

Che sia “pace dei sensi”?
Naaaaa, per quella è presto suvvia! Spero.

Comunque la crisi di mezz'età anticipata direi che, per ora, è posticipata.

sabato 18 febbraio 2012

La competenza dell'incompetente (Mobbing etico)

Sarà capitato a tutti.
Prima o poi capita a tutti.
Se si lavora è quasi inevitabile.
Se si vive di rendita su un'isola no, può anche non capitare, ma se ti tocca lavorare prima o poi ti capita.

Il collega incompetente.
Nel caso specifico LA collega.

Ma generalizziamo.

Ce l'avete anche voi.
Il collega che non è in grado di fare una cosa anche se gliela avete spiegata trecento volte.
Il collega che dovrebbe avere delle competenze (competenze su cui il vostro lavoro purtroppo deve appoggiarsi) e che invece chiaramente non ne è in possesso.
Il collega che magari a torto marcio poi rinfaccia a voi l'insorgere di problemi che avrebbe dovuto prevedere e "risolvere" in una fase precedente del lavoro. fase che compete a lui.

Ce l'avete anche voi, e mi spiace, ma probabilmente ve lo siete meritato. Come me lo sono meritato io. Deve essere una questione di karma o di equilibrio astrale andato a ramengo.

Non stiamo a sindacare sul perché ce lo abbiate, analizziamo piuttosto i molteplici motivi per qui, questo collega, vi sta profondamente sui cosiddetti.

Non è tanto il fatto che non sappia fare il suo lavoro, è il fatto che tocchi poi a voi farlo.
Non è tanto il fatto che sia incompetente, è la sua natura ovviamente, altrimenti non saremmo qui a parlarne.

Il problema è che, caso specifico o meno, non riuscite a non pensare che la faccia franca solo ed esclusivamente per altre qualità che "lavorative" proprio non sono.
Qualità che, come dire, sopperiscono egregiamente ed in maniera probabilmente (pensate voi) poco ortodossa a quelle che sono (almeno per voi) ovvie mancanze.
Qualità che sono riassumibili in in semplicissimo grafico che prende in considerazione le relazioni fra il vostro sesso ed il sesso del collega.


(Colgo l'occasione per farvi partecipi delle mie capacità di realizzatore di documenti Excel)

Noterete una certa eterogeneità di pensiero in base al sesso del collega.
Questa è una delle poche occasioni in cui colleghi di sesso opposto possono trovarsi schierati ed uniti a fronteggiare un nemico comune.
Lo schema va invertito nel caso in cui il sesso del "Capo" non sia maschile me bensì femminile. Ovviamente.

Come combattere questa piaga senza ricadere nel mobbing?
Impossibile a mio avviso.
Se il destino dell'incompetente indefesso è quello di farla sempre franca allora l'unica freccia al vostro arco è quella comunemente nota come "il fargli trovare lungo". Molto lungo. possibilmente fino alle sue dimissioni, tanto per intenderci.
E questo è, forse, l'unico e possibile approccio "etico" al mobbing.
Voi vi starete forse chiedendo dove starebbe l'eticità del  mobbing  in questo determinato frangente.
Be, capiamoci, se a migliorare è la propria qualità della vita... anche l'eticità può essere piegata al soggettivo.
Almeno secondo me.

venerdì 17 febbraio 2012

Schio (Repubblica veneta)

Vista da qui, da dove sono ora, non deve essere tanto un bel posto.
Ma non faccio testo.
Per ora solo capannoni in zona industriale.
Che poi è la norma nel genere di lavoro che faccio.

Quando dico che lavoro faccio tutti a dire "Che bello viaggi!" oppure "Chissà quanti bei posti avrai visto!"

No. Mi spiace, ma proprio no, non ci siamo capiti.

Il genere di lavoro che faccio mi porta a visitare capannoni in sperdute aree depresse piuttosto che zone industriali barra artigianali.
Osterie o aree di servizio frequentate da camionisti all'ora di pranzo e pizzerie all'ora di cena.
Per il pernotto il buon cuore di chi si occupa della prenotazione dell'albergo mi rende disponibili dalla stamberga sbilenca al motel a ore fatiscente e dalla dubbia reputazione.

E' questo il genere di vita che si è costretti a vivere quando si fa il genere di lavoro che faccio io.

E' una vitaccia, ed io non la faccio nemmeno tutti i giorni della settimana come fanno altri miei colleghi, quindi non ho nemmeno troppo da lamentarmi, ma l'ho fatta in passato. L'ho fatta fin troppo.

Un sacco d'ore in macchina, da solo o al telefono, ma comunque sempre troppo velocemente o in ritardo.
Pasti frugali o troppo abbondanti che non regolarizzano per niente.
Docce in bagni stretti e surriscaldati.
Notti in letti che non vanno bene... dormo bene solo nel mio letto io.. giusto per farvi capire quanto ho azzeccato le mi scelte professionali.

E tanta troppa solitudine.
Che all'inizio te la godi pure.
Che quando è troppo che non giri poi ti manca.
Ma c'è n'è comunque troppa da gestire.

E poi comunque, a ben vedere, non è poi malaccio Schio.
Vicino alle montagne.
Vicino al Trentino.
No, non è male Schio.

mercoledì 15 febbraio 2012

San Valentino.. caccia al primino

Ho fatto una scuola tecnica dove la quasi esclusiva presenza di esseri di sesso maschile innalzava i livelli di testosterone misurabili nell’atmosfera a livelli di record europeo e da sempre, in questi ambienti, ai miei tempi, San Valentino fa rima con “Caccia al primino”.

Identifichiamo prima di tutto la classe sociale rappresentata da questi insulsi (quando non lo sei più) individui. 

I Primini.
Sono quelli del primo anno.
Quelli appena arrivati.
Quelli nuovi.
Quelli che, molto probabilmente, non hanno ancora capito come funzionano le cose e la caccia annuale sotto l’egida dell’angioletto ciccione di arco munito era uno dei tanti e poco politically correct rituali di passaggio che tutto (o quasi) si era costretti a subire.
Il pegno di tale sopportazione era vessare a nostra volta i primini a venire quando noi primini non lo saremmo stati più.

Una volta era così.

Doppia fila di tizi alti e grossi… molti con la barba… ripeto, giusto per essere chiaro. LA BARBA!
E tu, primino piccolino spaurito e nullatenente a correrci in mezzo, testa bassa e mani sulle orecchie e loro…
Loro.. loro che potevano fare. 
Schiaffoni e calci in culo. Un classicone.

All'ingresso e all'uscita.
Doppia passata e via.

A questo rito in pochi erano risparmiati.
Le ragazze, se belle, ed i ragazzi, se già grandi e grossi (prerequisito necessario credo fosse la barba).
O quelli col paraculo.

Io ero fra quelli.
Avevo in terza o quarta uno dei capi del rito come amico.. o meglio, conoscente…  e quando venne il mio turno lui, senza nemmeno guardarmi in faccia disse, tirandomi di lato: “No, lui no”

Negli anni successivi non credo di avergli mai più rivolto la parola, ne lui la rivolse a me, non ho mai avuto quindi l’occasione di ringraziarlo.
Grazie C.M.. Grazie per il paraculo.

Paraculo che però non mi ha mai permesso di fare altrettanto coi primini a venire.. e conoscendo la società italiana, dove alla fin fine TUTTI cercano di avere un paraculo, questo rito ad un certo punto deve essere cessato autodistruggendosi sotto le lamentele dei soli 3 o 4 primini restati a prendersele… pure dai propri coetanei.
Perché prendersele da chi di anni ne ha 2 o 3 più di te, specie se "barbuti", può ancora essere accettabile, ma dai propri coetanei paraculi in fila insieme agli altri non credo lo sia… e quindi via col giro di “denunzie” varie a professore o, peggio ancora, genitori petulanti ed iperprotettivi.

Il problema di oggi non è tanto nel fatto che certi riti esistano o "resistano".. ci sono sempre stati, e forse, da un certo punto di vista, è anche giusto che esistano ancora. Il problema sta nelle esagerazioni; e nelle azioni (a volta assurdamente violente) e nelle reazioni (petulanti e per niente mai coraggiose).
Dico coraggiose perché, al giorno d'oggi, e lo sappiamo tutti, i nostri "giovani" piuttosto che affrontare un problema si affidano prima e più facilmente alla "protezione" come metodo più semplice per risolvere una difficoltà. Piuttosto che dimostrare di avere gli "attributi" preferiscono fare la figura dei vigliacchi e farsi risolvere il problema di turno correndo da mammina e papino che , prontamente, corrono a soccorre il loro povero piccolo ed innocente virgulto.

Questi "riti di passaggio" avevano un fine, segnavano il passaggio, definivano un "momento" nella vita di ognuno di noi. Io stesso ho "resistito" poi ad altri soprusi di altro genere (mancando temporaneamente il paraculo causa incidente motociclistico è poi inevitabilmente successo). Non mi sono piegato, me le sono prese coraggiosamente, e poi sono stato lasciato in pace.

Funziona così.

Le palle, non è che devi per forza avercele, a volte fai finta, ma gli altri mica devono saperlo no?!


P.S.
Son partito per scrivere una cosa ed alla fine ho finito per buttare giù una cosa che sembra un nostalgico elogio al bullismo vecchia maniera... qualcosa deve essere andato storto.

martedì 14 febbraio 2012

Festeggia (definitivamente) S. Valentino in 3 tragiche fatalità



Ecco a voi un elenco di modi infallibili, originali, romantici, ma sopratutto definitivi per festeggiare S.Valentino e poi mai più.
Trattasi però di modi affatto economici, ma quando si tratta d'amore, non badiamo a spese.


1 - Paracadutismo a sorpresa
Immaginate la sorpresa della vostra lei. Un San Valentino all'insegna dell'adrenalina e dell'eccitazione.
Ricordatevi solo di sostituire con petali di rosa il contenuto dello zaino porta paracadute della vostra dolce metà.
Immaginatevi la scena: lei urlante di terrore che sfreccia nel cielo lasciandosi dietro una scia di romantici petali scarlatti.
Indimenticabile e definitivo. ma sopratutto economico, non avrete nemmeno da scavare la fossa.

2 - Rose e sushi
Una cena romantica ed esotica. Sushi pregiato. Cuoco con esperienza.
Cibo pericoloso.
Pesce palla crudo preparato dal migliore cuoco giapponese.
Con un leggero sovrapprezzo l'esperienza del suddetto sarà a vostra disposizione per fare in modo che tutta la Tetradossina contenuta nel paffuto pesciolino sia esclusivamente nelle porzioni della vostra amata.
Se non vi impressiona vedere una persona soffocare stroncata dalla propria epiglottide... è un'esperienza senza pari.

3 - Cenetta romantica con spettacolo circense
Altra cena, differente atmosfera.
Serviti da clown e show gilrs.
Il tavolo piazzato al centro della scienza coi trapezisti e vorticano sopra le vostre teste, e dopo il dolce invitare la vostra amata a prestarsi come cavia per lo spettacolo del lanciatore di coltelli.
Che è non vedente (vale e dire ceco come una talpa guercia da entrambi li occhi), ma lei non deve saperlo, mi raccomando.
Anche qui, fatelo solo ed esclusivamente se non vi impressiona il sangue. Scorrerà a fiumi!

lunedì 13 febbraio 2012

Sony Tablet S - recensione

Chiariamo subito una cosa, giusto per metterci l’animo in pace.
Parliamo di un oggetto che è il mio regalo di compleanno, scelto da me e da me fortemente voluto, quindi mai e poi mai potrò parlarne male.
E’ una questione di coerenza, c’è ne troppa poca in questo mondo, di coerenza, è ora di correggere la situazione.

Mi rifaccio a questa recensione e da aggiungere di mio c’è ben poco… forse.

E se siete delusi… ricordate sempre che sono un programmatore.
Se posso fare copia incolla, lo faccio. Sempre.

E non potrei fare diversamente.
Non ho metri di paragone, è il primo articolo di questo genere che mi arriva fra le mani.
Come potrei dare una valutazione obiettiva?
Proprio non potrei..

Ma ora veniamo alle mie osservazioni… che non riguardano esclusivamente il tablet in questione, ma Android in generale.

Essendo la prima volta che mi ritrovo ad operare in questo “ambiente” che dire.
E’ facile, veloce, divertente e, tutto sommato, intuitivo.

Usare un “PC” senza mouse o tastiera è, per me, un’esperienza nuova e “magica”. Divertimento allo stato puro.

Parliamo in primo luogo della “App”.
Nel Market di Android c’è veramente di tutto e di più. Tanto da risultare sovraffollato e confusionario a volte.
Ma se uno non pretende di azzeccare “App” alla prima direi che non è un problema invalicabile.

L’utilizzo del sistema è intuitivo e quasi immediato.
E guai se non fosse così.
Non c’è manuale o guida introduttiva, quindi se non fosse intuitivo e semplice sarebbe davvero una situazione imbarazzante.

Non mi sono quasi mai trovato in imbarazzo, ed una volta capito che la applicazioni non si chiudono mai (manca la X in alto a destra!) se non utilizzando un’apposita App o riavviando il sistema ho risolto il mio unico e reale problema concettuale legato all’utilizzo del sistema operativo “portatile” fatto da Google.

Ed una volta tirato in ballo il colosso della grande G non resta che analizzare la “sincronizzazione” del sistema col proprio Google account.
Al primo avvio del sistema viene infatti richiesto di configurare le credenziali per l’accesso al proprio account Google.
Da quel momento in avanti, se come me ne fate un certo utilizzo, vi troverete letteralmente immersi nel vostri dati.
Gallerie fotografiche , blog, email, documenti… tutto li a portata di mano. Fantastico.

Questa integrazione “nativa” rende (potenzialmente) il tablet con Android (a fonte di una indispensabile connessione internet e li diventa necessaria una versione con connessione mobile 3G non inclusa) uno strumento dalla produttività “seria” pressoché illimitata.
Perché, ricordate, per tutto c’è una App, anche per le cose più strambe. Soprattutto per le cose più strambe. Incluso il lavoro.

Chiusa la dovuta parentesi sulla produttività “seria” parliamo ora di ciò che sta effettivamente a cuore a me ed ai miei fedeli lettori.

IL CAZZEGGIO!
Il “tablet” in generale (e questo in particolare decisamene di più) è un divora tempo infogna testa di primissimo ordine.
Le migliaia di app intrattenenti di svariatissimo genere lo rendono uno strumento di svago assolutamente (o quasi) impareggiabile.
Questo in particolare perché ha un “emulatore” interno di Giochi Playstation che gli permettono di far girare anche i titoli della casa nipponica(attualmente solo PS1, ma chissà).
Essendo oltretutto l’unico tablet in commercio certificato playstation (e non poteva essere altrimenti), è possibile utilizzare anche il pad originale PS3…
Chissà, magari in futuro sarà anche utilizzabile come “espansione” per i giochi della console nipponica (stile Wii U tanto per capirci)
Per quanto riguarda il divertimento per i più piccoli c’è di tutto e di più.
Il tablet è robusto e regge anche alle ditate frenetiche ed affatto delicate del nano più infoiato e sovraeccitato esistente in commercio.
Risate a non finire e, incredibile a dirsi, possibilità di apprendimento quasi illimitate.


Che dire, in conclusione.
Non serve a nulla, in pratica non serve a nulla, ma ora che ce l’ho, non potrò mai e poi mai farne più a meno.
E poi da portare in giro è molto più fico di un Pc portatile, nonché comodo ovviamente.
Non mi resta che mettere al lavoro la mamma per una custodia stilosa e super trendy poi sono a cavallo.

sabato 11 febbraio 2012

Egli vive!

Ho preso coscienza del fatto che questo blog ha preso finalmente vita... o almeno credo...

Il numero dei post deve aver raggiunto la massa critica, e mi rendo conto che a leggere queste parole non sono i soliti "taggati/ogglicati".. qualcun altro c'è, per forza, i numeri non mentono...


Post (statistica "di sempre")
21/dic/2011
71 Visualizzazioni di pagine
06/nov/2011, 1 commento
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21/dic/2011
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29/nov/2011
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28/dic/2011
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08/dic/2011
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08/ott/2011, 2 commenti
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08/dic/2011
33 Visualizzazioni di pagine

Quello che non capisco?

E' "chi" stia leggendo tante volte "Sconfiggii la rabbia in 12 comode minchiate".
Non che mi lamenti eh?
Lungi da me, ma mi piacerebbe avere qualche commento...