mercoledì 21 marzo 2012

Le promesse dei capi

Dovrei lavorare, lo so che dovrei lavorare... ma penso e non riesco a trovare le forze per farlo come si deve.
Concentrandomi il giusto.
Penso ad altro.
Penso che, approfittando de lunedì di Pasqua ed agganciandoci un paio di giorni, dovrei riuscire a fare 5 giorni di vacanza e che devo "solo" raggranellare da qualche parte le forse per arrivarci.
Penso che, se non dovessi stare qui a magonare per problemi non miei, potrei stare a casa a scrivere.
Penso che scrivere mi piace e soddisfa ogni giorno di più e che questo dannato lavoro non fa più per me, ogni giorno di più anche questo, o di meno, che sarebbe più corretto, forse.
Penso... oggi sono pensieroso. Mi pongo quesiti, mi faccio domande.
Ho molti "e se" e "ma poi" in testa.
Troppi per riuscire a concentrarmi decentemente su quello che dovrei fare.
Pochi per trovare il coraggio di mollare tutto e di cambiare vita.

Sì lo so, ne abbiamo già parlato fino alla nausea, e sì, lo so, non è il momento per fare colpi di testa, ma qui la situazione invece di migliorare peggiora.
Il "lavoraccio infame" è (praticamente) giunto al termine.
C'è ancora da fare, lo so io e lo sanno tutte le persone coinvolte nel progetto, ma ci stiamo arrivando, il grosso c'è e "funziona", ma per andare avanti mi serve un obiettivo, visto che "finire il lavoro" non mi basta più necessito di qualcosa in più.
Mi aggrappo alle parole che mi ha detto il mio capo: "Quando questa storia sarà finita poi starai meglio anche tu"

Che voleva dire? Cosa può significare una frase come questa?

Che una volta terminato morirò e sarò fra la larga schiera di colo che "sono andati a stare meglio"?
Che una volta terminato riceverò un lauto aumento di stipendio?
Che una volta terminato riceverò una promozione a lavacessi di modo da ridurre notevolmente il livello di stress percepito?

Non riesco a decidermi su come sia meglio vederla.
Non riesco a decidere quale possa essere l'interpretazione più corretta e verosimile.

Forse, semplicemente, una volta finito il lavoro, visto che il lavoro (infame) non ci sarà più, io starò (di conseguenza) meglio?
Devo farmi bastare questo?

O era solo una frase buttata li in un attimo di "profondo sconforto e nerissima depressione" del sottoscritto?
Giusto per tirarmi su il morale il tempo necessario a farmi finire il progetto?!
Giusto per non farmi crollare miseramente sotto il peso di una pressione non richiesta e, sicuramente, almeno a mio avviso, non adeguatamente remunerata?

In tutto questo bailamme di domande una sola, forse, è quella che conta veramente.
Cosa voglio io?
A cosa punto?

Punto ai soldi?
Punto alla tranquillità?
Punto a cosa?
Quali sono i miei desideri?

Soldi? Fama? Gloria?
Un tempo avrei detto tutto e niente.
Ora mi accontenterei di tranquillità e tempo.

Tempo per scrivere, tempo per stare con la mia famiglia... ma come si può fare senza qualche colpo di testa?

Certo, se mi danno un sacco di soldi e poi il tempo me lo ricavo licenziandomi e facendo affidamento ai risparmi accumulati.... che sia un progetto a medio termine questo?

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