giovedì 19 aprile 2012

Ingegneria acuta, un male incurabile.

Ho degli amici ingegneri.
Gente laureata in ingegneria...
Detentori del titolo di "dottore magistrale in ingegneria"
Ho degli amici che, oltre ad essere ingegneri, sono "anche" architetti....

Ma nessuno di loro, spero, soffre della sindrome comunemente detta "Ingegneria acuta".

L'ingegnere che ne soffre accusa sintomi inequivocabili.
Il principale è quello che non gli permette di comprendere nessun concetto che non sia espresso in uno dei probabilmente molti manuali che ha dovuto studiare per ottenere il suo titolo.
Manuali dai quali ha contratto questo tremendo virus.

A livello microbiologico o squisitamente fisiologico, l'ingegnere colpito da questo virus accusa un'irrigidimento totale nella corteccia cerebrale tale da rendere il cervello completamente impermeabile e, nei secoli dei secoli, mantenendo inalterabile "ad eternam" le connessioni neurali del soggetto rendendolo, quindi, "idealmente immutabile".

La ricerca medica sta facendo passi da gigante per curare questo male.
Esistono in effetti miriadi di modi per "scalfire" la corazza diamantina il cui si trasforma questo "scudo" che si frappone fra il cervello del malcapitato e le idee che lo circondano.
A partire da tutte le possibili accezioni del termine "arte" per finire con quelli definibili come "letteratura".
Passando per tutte le possibili varianti intermedie.

Essendo però non enumericamente (esiste?) esplicabili il malcapitato, il più delle volte, osserva senza vedere ne tanto meno comprendere. Manco ci prova. Non può provarci.

Inoltre, il povero derelitto, si ritrova a non poter assimilare nessun concetto estraneo alla sua formazione culturale granitica,sebbene questi siano oggettivamente corretti e sensati.

Non sarà quindi in grado di memorizzare ed incamerare informazioni magari importanti e vitali per il lavoro di un altro individuo che magari, non essendo affetto da tale terribile male, sarà costretto a spiegare continuamente e probabilmente per sempre gli stessi concetti, probabilmente fino al suo suicidio.
Non dell'ingegnere, del malcapitato collaboratore. Ovviamente.
L'ingegnere non sarà mai cosciente delle proprie "mancanze".

L'unica speranza per il collaboratore, per la sua sopravvivenza, risiede però nella letteratura.
Se infatti egli scrivesse un "manuale" contenente tutte le informazioni necessarie all'ingegnere per comprendere tutto il comprensibile, probabilmente, allora, l'ingegnere potrebbe decidere di "accettare" tali informazioni.

Ma questa è soltanto un'ipotesi.

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