lunedì 18 giugno 2012

In Romania le nuvole corrono veloci

Sono tornato!
Tornato da un'esperienza non tanto strana quanto, in quanto da molto tempo non provata, rinnovata.
Lavorare all'estero è sempre bello, sopratutto se poi, oltre al lavoro trovi mille spunti per mille altri pensieri, fintanto da porti delle domande sulla vita ed il suo senso, ma ci arriveremo. Prima però devo dire una cosa.
Tante cose, di questa esperienza, resteranno impresse nella mia memoria, prima fra tutte però il cielo.
Non azzurro, blu. Senza sfumature. Senza incertezze.
Mai visto un cielo così.
Con nuvole bianche che sembrano sbiancate e che viaggiano veloci e basse.
Mi son ritrovato più di qualche volte incantato a fissare l'immensità di quel cielo, forse in pace, o forse solo stupito.

Per il resto la routine non ha tardato a raggiungermi anche a qualche migliaio di chilometri da casa.
Sveglia presto, colazione veloce, un'ora di macchina e via al lavoro.
Installa, prova, collauda, spiega, forma (nel senso di formare).... tutto nella norma, più qualche piacevole digressione.

Quando lavori all'estero per ditte italiana invariabilmente c'è il responsabile de localizzato... e questo caso non è fuori dalla norma, ma non m'era mai capitato di lavorare a stretto contatto con persone di questo livello. Inteso, ovviamente, professionale.
Parliamo di Manager ad altissimo livello, parliamo di super dirigenti onnipotenti o quasi, parliamo di direttori di stabilimenti con centinaia di operai... parliamo di gente che lavora sodo, e che quando non parla di lavoro, parla del senso delle loro vite.
Vite di cui, e se ne rendono conto anche loro, non sono più i legittimi proprietari. 
Vite dedicate interamente o quasi al lavoro, vite che hanno perso componenti essenziali per mantenerne alto il livello qualitativo.
E loro ne parlano, fra di loro, alle cene di lavoro, e tu (io), a chiederti cosa ci fai in mezzo a certa gente. 
E tu (io) ad aggiungere un "Gran Mannar" o "Figl di Putt" ai titoli altisonanti dei vari mega direttori tirati in ballo. Proprio non ce la fai a prenderli sul serio.
E poi ti rendi conto che non parlano solo del loro lavoro, parlano di situazioni in assoluto, parlano di stati (o stadi) di vita.
E tu(io) a chiederti se ne valga la pena di fare quella vita.
Una vita piena di soddisfazioni economiche, certo, ma di cos'altro?

A sentir loro, alla fin fine, ben poco.
E tu(io) che fai? 
Tu sei propenso a dar loro ragione e basta, perché hanno le facce ed i toni di chi sa di cosa sta parlando, ma sei comunque curioso. Perché lo sai che non fa per te, ma te lo chiedi come sarebbe. Viaggiare, essere un persona di successo, almeno a livello lavorativo. Provare per capire, anche solo per decidere che prezzo ha la tua vita.
Perché poche cose mi sono chiare, ma che la loro vita (quella dei professionisti mega direttori ultra manager) ce l'hanno, un prezzo, e solitamente viene saldata con buone uscite milionarie o quasi.
A che prezzo però arrivi a quei risultati?
Un prezzo troppo alto.
Per un qualcosa senza senso.


Nel frattempo io guardo il cielo di casa mia, ed anche se il blu non ha nessun confronto con quello della Romania, trovo che non si affatto male anzi, è il meglio che c'è, perché è il mio.

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