mercoledì 26 settembre 2012

Prometheus - Recensione

Capiamoci subito.

Prima di andare a vedere questo film sapevo solo due cose.
Che si tratta di un "prequel" di Alien e che, in teoria, dovrebbe essere il primo di una nuova trilogia dedicata ai miei alieni mascelloni preferiti.

Sapere queste cose ha aperto nella mia mente una voragine infinita ricolma di dubbi e domande relative alla trama che questa pellicola avrebbe potuto dipanare. Mi chiedevo: "Ma come lo strutturi un prequel di Alien?"
In sostanza il mio dubbio era su quale storia avrebbero potuto raccontarmi, su quali fatti il buon Ridley si sentisse di dover tornare per completare una storia già, scusate il termine, trita e ritrita?

Personalmente di quegli alieni bavosi non ne avrei mai abbastanza, ho visto i 4 film precedenti almeno 8 volte e mi piace considerarmi come un cultore della fisiologia degli alieni-sfonda-crani-a-morsi per eccellenza quindi mi perdonerete se ho "approcciato" la pellicola col mio bel bagaglio di sani dubbi morali, esistenziali e filosofici.
Be, devo sinceramente dire che quando la pellicola è terminata e si sono riaccese le luci sul mio volto era stampato un sorriso tipo ebete che non sono ancora riuscito a togliermi dalla faccia manco fosse un facehugger di quelli tosti.
Questo perché?

Perché qui, a mio avviso, ci sono le basi per fare bene. Perché qui c'è materiale interessante su cui lavorare, perché qui, signori e signore, siamo ad un fottuto bivio alla Matrix. Può venire fuori una trilogia di film fantastici che o, come in Matrix appunto, può capitare di perdersi in due pellicole assolutamente senza capo ne coda, e questo non lo vogliamo vero Ripley? Emm, pardon, lapsus, Ridley

Se poi vogliamo parlare del film a se stante, cosa che senza dubbio possiamo fare, non c'è molto da dire a parte che, a mio avviso, è fatto benissimo e, per la prima volta da molto tempo, il 3D nemmeno guasta.
Grandissimi effetti speciali, ottima recitazione globale del cast, una Charlize Theron senza capo ne coda che riesce benissimo nel suo ruolo di stronza all'ennesima potenza. Che dire. Non molto, troppe domande sul futuro e sulle ipotesi narrative per dare una valutazione effettiva della singola pellicola.
Anche la "nuova" eroina dimostra un istinto di conservazione decisamente fuori della norma, ed anche se non è una stangona alla Sigourney Weaver è abbastanza atletica e coriacea da meritare un applauso.
Posso solo dire una cosa.
Da "ammiratore" della serie è stato fantastico assistere alla "nascita" del primo abbozzo di regina, mi scuserete per il piccolo spoiler, ma credo di aver trovato il motivo del sorriso alla facehugger.
Voto alla pellicola?
7+, ma potrebbe tranquillamente diventare un 8 e mezzo, dipende tutto da te Ridley, è tutto nelle tue manine sante. Vedi di continuare così che non vedo l'ora di vedere il resto.

Ed ora, per tutti i cultori degli alieni più acidi che immaginario umano abbia mai concepito una breve analisi della basi "biologiche" rilevate nella pellicola.
ATTENZIONE! Altissimo pericolo di spoileraggio!
Poi non dite che non vi avevo avvertito ok?!
Se non volete "rovinarvi" l'esperienza del film non andate oltre a leggere!
La parte "conosciuta" la trovate ben spiegata qui (Wiki sei impagabile), ma mi appresto ad un veloce riassunto per i più pigri.
Partiamo dall'uovo (che è più simile ad una sacca embrionale tipo quella degli squali tanto per intenderci) dal quale esce il Facehugger il quale s'aggira in cerca di una preda da "fecondare" impiantandone un embrione che si sviluppa nel Chestburster (letteralmente "scoppia busto", il mio preferito) che una volta venuto gioiosamente alla luce, avendo la possibilità di nutrirsi muta velocemente in un adulto o, avendo fortuna, in una regina.
La regina si mette di buona lena a deporre migliaia di uova ed in poco tempo ogni forma di vita sul pianeta ospite viene annientata. Facile, veloce, letale, l'Alien (nelle sue varie varianti) acquisisce tratti distintivi a seconda dell'ospite in cui viene inoculato l'embrione e per tale motivo vi sono varianti a seconda della tipologia dell'ospite. Vedi il runner, vedi l'ibrido coi predator... e già da cui s'era iniziato a capire come l'ospite apportasse, tramite il suo corredo genetico, apportasse un apporto importante all'evoluzione ed alla crescita dell'alieno col sangue corrosivo più cinematograficamente appagante del mondo mondiale.
Nessuno però s'era mai chiesto come si fosse arrivati a quella determinata forma, per quanto fosse chiara la funzione, la forma, seppure leggermente variabile, era un'incognita.
Ora invece, grazie a questo primo capitolo, ci vengono date nuove informazioni e nuovi spunti di riflessione.
Il tutto nasce da un qualche schifoso brodo genetico che assimila e muta tutto il Dna con cui viene in contatto.
Si parte così da piccoli vermicelli che danno origine a serpentoni super aggressivi (col sangue corrosivo) e con la tendenza al facepalm, passando poi al calamarismo artropode per giungere infine (con qualche passo estremo e con tutti i dubbi possibili immaginabili sul funzionamento / origine del processo) ad un abbozzo di regina nel finale della pellicola.
Bello bello bello....

lunedì 24 settembre 2012

Bronson - Recensione

Tentativo sperimentale di recensione minimale.

Bronson è un film.
Parla di Charles Bronson (link a biografia), personaggio incredibile, nel senso che uno può fare realmente fatica a credere che esista al mondo un essere umano del genere.
Mitico Tom Hardy, attore protagonista. Fantastica interpretazione e grande caratterizzazione. Cappello in francese.
Voto 9-
Tentativo sperimentale di recensione minimale, fallito.

Non ne sono affatto soddisfatto, perché questo è un film di cui mi sento in dovere di parlare, e tanto. Perché, a mio avviso, non se ne è parlato abbastanza.
Perché, non che mi tenga informato quanto forse dovrei, lo ammetto, ma di questo film nulla mai avevo sentito prima.
Prima che me la consigliassero.
Che dire quindi di questa pellicola?

Che è un film biografico un poco fuori dagli schemi devo ammetterlo, ma lo è.
Anzi, mi correggo, è un film biografico DECISAMENTE fuori dagli schemi e per la storia che tratta e per come la narra e per i personaggi che la popolano e anche, sopratutto, per COME la narra.
Cerco di spiegarmi senza spiegarmi troppo perché non voglio rovinarvi le sorprese, ma sappiate che è un film intimo, colloquiale.
Ci si instaura un rapporto, c'è un reale scambio di sentimenti, di sensazioni, c'è sintonia forse?
La cosa tra l'altro, se fosse vera, sarebbe inquietante e preoccupante, visto l'individuo con cui questo scambio teoricamente avverrebbe.
Niente popò di meno che il detenuto più pericoloso del Regno Unito, e scusatemi se è poco.
Che dire di questo personaggio? Che è un personaggio, che è la trasposizione nella vita vera dei peggio drughi di "Arancia meccanica".
Ribadisco, giusto per essere chiaro: "Trasposizione nella vita reale dei peggio drughi di Arancia meccanica".
Ha la mentalità di un bambino di 4 anni nel corpo (muscoloso e super allenato) di un adulto che adora fare a pugni ed è pure molto bravo nel farlo, e che sfrutta la cosa per diventare e restare famoso nell'ambiente carcerario....Charlie Bronson vuole essere famoso e, calcolando che gli hanno dedicato un film, c'è riuscito, facendo esattamente quello per cui è più portato.
In pratica ha realizzato il sogno della sua vita?
Posta la domanda di quanto sia eticamente giusto "celebrare" un individuo del genere (ancora in vita e ancora al gabbio per giunta) e lasciata l'ardua risposta ai posteri parliamo ora, e seriamente, della pellicola.
Fotografia? Musica? Cast?
Non c'è nulla di rilevante di fronte alla gigantesca enorme colossaggine della storia (provate ad indovinare quale parola, in questa frase, è inventata) e dei personaggi. O meglio DEL personaggio.
Perché, e lo si capisce dal titolo, qui di protagonista ce n'è uno e uno solo, ed è LUI. Nell'imponenza del suo ego e della sua stazza. Nella tracotante incoerenza della follia, essendo stato ufficialmente dichiarato sano di mente, e nella lucidità folle della sua presenza scenica e delle sue azioni reali.
Merito dell'attore che lo ha impersonato splendidamente (grandissima prova, davvero spettacolare), ma merito sicuramente anche del "personaggio".


Fatevi un favore.
Provate a cercare qualche immagine di Charles Bronso su google... e vedrete... e capirete...
E' assurdo e la cosa più assurda di tutto è che è tutto vero, o veritiero, o possibile. Certo, la pellicola sarà certamente "romanzata". Certe cose potrebbero essere esagerate, e sicuramente lo saranno, ma una volta "capito" lui una cosa si capisce. Che tutto è possibile quando si parla di "Charlie" Bronson, che tutto è plausibile, che parecchio esce dalla sua bocca, o da una di quelle psichiatriche che l'hanno seguo negli anni. Da una o da molte.
Questo, più che un film è una confessione, un manifesto. Folle ed esagerato, ovvio, ma questo film credo possa rappresentare un lascito e certamente insegna qualcosa. Qualcosa di vero e profondo,ma anche inquietante e sbagliato.
"Il fine giustifica i mezzi, qualsiasi essi siano, qualsiasi sia il fine"

Un pomeriggio al museo

Signori e signore oggi non parliamo di un film, ma di un'esperienza.
Domenica pomeriggio io, il Nano e la Bionda siamo andati al Museo Civico di Storia Naturale Craveri, ed è stata davvero una grande esperienza, ma prima una breve introduzione.
Avete presente quell'adagio che dice, nel significato, più o meno: "A volte conosciamo meglio certi posti lontani rispetto a quanto conosciamo le cose di casa nostra?"
Be, dietro a casa mia (dal balcone ne vedo il tetto), ad una distanza in linea d'aria di non più di un centinaio di metri, ha sede un museo, il Craveri appunto, e da tempo mi chiedevo come fosse.
Domenica pomeriggio l'ho scoperto in compagnia di un bimbo super curioso e presobenissimo (parla il padre orgoglione) e di una bionda sincermente interessata e, come il sottoscritto, un poco sinceramente stupita.
Perché uno immagina, pensa, ma quando la realtà è di molto superiore all'immaginazione lo stupore non può che essere la sola reazione possibile.

Per un nerd cresciuto a pane e "il mondo di Quark" un museo di storia naturale non può che essere un posto fantastico da visitare, se poi scopri che ce l'hai dietro l'angolo, che volendo potresti addirittura collaborarci (magari come volontario, ma torneremo a parlarne dopo), e che è un'entità viva ed interessante.. la cosa non può che prenderti bene, e così è stato per me.

La visita al museo è iniziata con un breve video della durata di dieci minuti che ci introduce all'affascinante storia del museo stesso narrandoci, brevemente, le "avventure" del suo principale fondatore. Si perché il Craveri nasce dalla volontà di divulgazione scientifica di una famiglia, la famiglia Craveri appunto e, volendo, sarebbe interessante già solo parlare delle vicende del suo membro forse più importante per l'apporto che diede all'avvio del museo. Federico Craveri di cui non vi sono tracce nella Wiki italiana, tristemente, ma qualcosa lo potete trovare in quella francese o sul sito del comune di Bra.
Troppo po comunque a paragone dell'importanza, no, forse meglio dire, dello spessore del personaggio.
Egli viaggiò molto, visse parecchi anni nel centro america, fu anche esploratore (diede un nome ad un'isola californiana) e, come il padre ed il fratello, fu curioso e vorace catalogatore e collezionista di numerose specie animali e minerali, oltre che uno dei fondatori della moderna meteorologia italiana. Durante i suoi numerosi viaggi collezionò una miriade di reperti che, negli anni, inviò a casa dal fratello che (imbalsamatore) li predispose alla lungodegenza nella collezione di famiglia.
Molti dei reperti che si possono ammirare nelle sale del museo hanno, infatti,più di 150 anni, e non è poco.
Tornato dai suoi viaggi il Craveri continuò la sua opera di catalogazione e di divulgazione lasciando poi il tutto ai suoi eredi con la specifica istruzione di lasciare il tutto in eredità e futura gestione al comune di Bra che, grazie all'operato di volontari motivati e preparati, continua la sua opera sempre nell'otica della divulgazione e della cultura scientifica.
Che dire altro, a parte che non mi spiacerebbe entrare a far parte di questa schiera di volenterosi adepti della scienza? Che il museo di per se, anche se visitato in versione "light" per far fronte alla carenza cronica d'attenzione di un bimbo ipercinetico di 4 anni (che, ribadisco, mi ha però stupito facendo sfoggio di una curiosità e di una pazienza davvero encomiabili) è stato davvero fantastico.
Consiglio vivamente a tutti di farci una visita. Sopratutto ai braidesi che leggeranno questo articolo.
Perché direte voi?
Semplice, perché prima di dire che conosciamo a menadito il museo di scienza e della tecnica di Monca (primo museo che mi è venuto in mente), non sarebbe bello poter dire che conosciamo ancora meglio il museo dietro casa?

Eccovi la pagina "ufficiale" (aimè piuttosto scarsetta) dedicata al museo sul sito del comune di Bra, ma se avete altre curiosità... be, provate a chiedere a me, magari posso aiutare.

mercoledì 19 settembre 2012

jackass 3D - Recensione e riflessione

Johnny Knoxville e compagni sono tornati!
Non sapevo dove fossero finiti, lo ammetto. Una lunga vacanza in qualche posto esotico probabilmente. Di sicuro in un posto dove abbondano determinate categorie di sostanze stupefacenti, di questo ne sono certo, ma finché non mi sono ritrovato a rimirare le solite, assurde, autolesionistiche, volgari, depravate, terribilmente raccapriccianti imprese della banda più sconclusionata e raccapezzata di stuntman che il mondo abbia mai visto non m'ero reso conto di una cosa.
Mi erano mancati, e parecchio.
Alla faccia dei film impegnati direte voi. Che fine ha fatto il "miglioramento qualitativo" paventato giusto una recensione fa?
Be, credo sia andato beatamente a farsi fottere o, più probabilmente, questa potrebbe essere considerata una parentesi forse, che ne dite? Una necessità.
A volte serve.
Ho capito che mi erano mancati dopo aver passato i primi dieci minuti con un sorriso beato ed ebete spalmato in faccia.
Poi però ho guardato con maggiore attenzione e m'è presa la malinconia. Sì perché i ragazzi scavezzacollo ed autolesionisti sono decisamente invecchiati. Chi più chi meno certo, chi meglio chi peggio, ma gli anni son passati anche per loro e, quindi, anche per noi. Per me.
Mi sono ricordato di quando, più giovane e scemo, rispondevo offeso ad ogni sfida che iniziasse con uno "scommetto che non riesci a...". Finite la frase come più v'aggrada, avrei accettato praticamente qualsiasi tipo di sfida. Il mio motto sarebbe benissimo potuto essere: "Mollare mai"
Anche se il più delle volte il tutto si risolveva immancabilmente in qualche terribile figura di melma piuttosto che l'ennesima sbornia assoluta, se non con qualche livido.
Poi, immancabilmente, dopo la malinconia, scatta la curiosità ed uno si domanda: "Ma chi glielo fa fare a questi qui di farsi del male?"
A parte i soldi ovviamente, che probabilmente è sempre la motivazione migliore per certe cose, ma qualcosa d'altro deve esserci. Perché o sono attori davvero bravi o sembra davvero che si divertano a fare certe cose.
E poi capisci ed è semplice.
Semplicemente, come me ai tempi, loro non sono in grado di rispondere ad una proposta di sfida assurda con uno "Ma tu sei scemo!"
Tutt'ora, se ci penso, le rare volte che mi viene proposta la formula magica ("Scommetto che ecc..") ancora sento quel brivido, ancora sento la sfida che chiama. Ancora penso che, tutto sommato, sciatica, ernia del disco, spalla lussata a parte, qualche immane cavolata la farei ancora volentieri.

Voto al film?

8 alla nostalgia.
10 per lo schifo.

Certe scene sono decisamente rivoltanti ed eccessive, ma anche questo è uno specchio dei tempi direi.

lunedì 17 settembre 2012

Drive - Recensione

Ecco di nuovo qui a tentare di dare il nostro parere su l'ennesima (incredibilmente recente) pellicola du cui i nostri stanchi, affaticati, strabici e stranamente rossicci occhi hanno avuto modo di godere.
Sì perché, quando si parla di cinema, è di questo che si parla. Almeno per me.

Si parla di gioia per gli occhi, di stupore reverenziale e bambino, di bocca aperta e sensazioni di pancia.
E questo "Drive" è questo, un film da guardare con gli occhi e percepire, forse comprendere, con l'intestino.
No, non pensiate che si tratti della solita pellicola introspettiva para psicologica meta paranormale. No. Mai.
Se lo faceste non credereste mai ai vostri occhi ed alle vostre orecchie. Per non parlare delle sensazioni che vi trasmetterebbe il vostro apparato digestivo.

E' un "bad movie" a tutti gli effetti. Non ci sono eroi, ma solo antieroi, e tutti gli altri, tutti coloro che non si adattano "all'atmosfera" non sono altro che sopravvissuti.
Si perché Drive è un film violento. Parla di rapine, parla di picciotti, parla di fughe rocambolesche ed inseguimenti, parla di morti ammazzati e di crani sfondati a calci.
E' splatter, non può non esserlo, e il sangue scorre a fiumi, ma sempre con un "motivo", ed anche chi ammazza lo fa per uno scopo ben definito, che cela una qualche etica morale.
Distorta? Certo, ma sempre etica è. Attenzione, non la stiamo approvando in nessuna maniera, che sia chiaro, era solo per dire che ci pare di averla colta. Tutto lì.

Ora, di cosa parla questo film? Ma sopratutto, come facciamo a parlare di cosa parla questo film senza spoilerarlo nemmeno un briciolo? Che è la cosa che più ci interessa fare.

Partiamo col dire cosa sapevamo di questo titolo: "Un fico secco"

Trattasi della tipica pellicola "consigliata da un amico". Amico che ringrazio pubblicamente. Perché? Ora ve lo spiego. 
Perché senza la sua segnalazione, nel caso questo film mi fosse capitato fra le mani, l'avrei probabilmente bollato come il solito film d'azione sborone senza capo ne coda. Non che non ci piacciano i film d'azione sboroni eccetera eccetera, ma ultimamente cerchiamo un miglioramento qualitativo quindi cerco di evitare.

Quindi non sapendo nulla ho fatto partire il playback sull'on demand di sky e via, siamo partiti.

Da quel momento in avanti siamo stati costantemente bombardato da una sfilza ininterrotta di sequenze ininterrotte di inquadrature fisse una dietro l'altra. Tutte fantastiche, tutte splendide, tutte statiche, tutte con pochissimo dialogo, tutte con i protagonisti quasi sempre immobili o pochissimamente dinamici. Volutamente ovviamente.
Le uniche carrellate che ho notato sono quelle riprese dall'alto. L'unico movimento è dato dalla strada che scorre e dalla storia che avanza.
La quasi totale scarsezza di dialoghi, la scultorea quasi totale immobilità del viso del protagonista, le luci a volte scarsissime a volte accecanti, i rallenty per far sembrare lento anche quello che accade in pochi attimi.

Tutte scelte tecnico narrative che allungano la storia (che a ben vedere potrebbe essere narrata in pochissimo tempo) e che rendono i rari momenti "d'azione" adrenalinici e di una violenza inaudita. Quasi traumatizzanti.

Sotto certi aspetti è film molto orientale. Ve lo dice uno che dice in giro di ammirare il cinema giapponese barra coreano e che quindi non si fa di certo spaventare da qualche piano sequenza che riprende un viso inespressivo con della musica di sottofondo. Sopratutto se la musica è il genere di musica che c'è quiEccezionale!
Anche se devo dire che un pochino me la sono persa (la musica) tanto ero preso dalla luce e dai colori delle immagini.
Tecnicamente Drive è un film imperdibile. Eccezionale e sorprendente. 

La storia? Volete davvero sapere la storia?
Posso solo dirvi una cosa (spoilerare vietatissimo est), posso dirvi cosa ne penso. non chiedetemi dettagli e sarà vostro amico. chiedetemi dettagli e mi chiuderò a riccio rifiutando ogni contatto umano.
La Storia è bella, forse non originalissima (ma ormai più di tanto non possiamo pretendere), ma bella. Onesta direi.
La cosa più bella però non sono i fatti che accadono, ma i personaggi che li interpretano. Tutti caratterizzati splendidamente. Tutti al posto giusto. Tutti fenomenali.

Il Cast?
Di tutto rispetto, considerando che ho riconosciuto poche facce, giusto 3 o 4. Gli altri, quelli che non ho riconosciuto, sono tutti bravi attori ed hanno fatto tutti splendidamente il loro lavoro. Nulla da eccepire.

Manca qualcosa?
Direi che abbiamo detto tutto.
Voto 9++++++

venerdì 14 settembre 2012

Mass Effect 3 - Ci gioco, ma mi mancano i primi due

Un Post per annunciare l'inizio di un gioco?

Non sarà eccessivo?

Possibile, ma visto che in questo momento sono troppo stanco per pensare ad altro vado a "passi di bimbo", penso al futuro prossimissimo e mi chiedo:

"Stasera, se non svengo prima per la stanchezza e non mi ritrovo con la Tv occupata dalla bionda cosa posso fare?"

Be, visto che me l'hanno passato posso iniziare Mass Effect 3.
E' vero, mi hanno anche passato l'edizione rimasterizzata in HD di ICO + Shadows of the colossus... che mi darebbero modo di parlare dell'arte nel mondo dei videogames e di un sacco di argomenti poetici e, forse, più interessanti, ma visto che ho voglia di spegnere il cervello ed uccidere a casaccio alieni xenomorfi utilizzando le più disparate armi ad energia protonica... stasera inizio Mass Effect 3.

La cosa pone un problema non da poco.

I primi due capitoli della saga non li ho proprio visti.
A parte un goffo tentativo di giocare il primo su Pc (ma viste le scarsissime prestazioni della mia macchina attuale ho mollato causa "Nerd rush") il secondo proprio non so che faccia abbia, eccomi qui quindi a documentare i miei studi in relazione alle trame dei primi due capitoli. Solo per non partire completamente all'oscuro degli eventi che mi avranno portato in quel luogo ed in quel tempo ad ammazzare alieni xenomorfi con armi ad energia ionica...

Volete leggere cosa sa WikiPedia sull'argomento? Eccovi i link...


ATTENZIONE SPOILER!!!!
(E non lamentatevi. Si tratta di un riassunto dei primi due episodi.. non posso proprio evitare!)

Trama Mass Effect 1


Siete più interessati a sapere cosa c'ho capito io?
Ho capito che quello di Mass Effect è un mondo vasto e vario... più che un mondo, un'interna galassia, un universo immenso e complesso che, per colpa dei fantomatici "Razziatori" è sull'orlo di una catastrofe che si potrebbe definire .. definitiva. 
Chi sono i Razziatori? Sono essere cibernetici,tipo i Borg di Star Trek, ma con tendenze alla distruzione totale piuttosto che all'assorbimento. Non sono interessati ad aumentare le loro forze. Sono essere antichissimi, senza tempo, che attendono lo svilupparsi degli essere biologici e che, ciclicamente, ogni qualche milione di anni, annientano la civiltà per poi tornare dormienti, in nuova attesa.
Nel primo capitolo SHepard (il protagonista della serie, colui che saremo chiamati ad impersonare) si ritrova, sostanzialmente, a sventare il primo attacco di questi fantomatici essere, oltre ovviamente a scoprirne l'esistenza.
Nel secondo capitolo (dopo essere morto) viene resuscitato per fronteggiarne il ritorno dopo la prima sconfitta.
Se vi state chiedendo se la dipartita del buon Shepard sia avvenuta alla fine del primo capitolo o all'inizio del secondo... o se per caso sia una trovate rocambolesca di un'autore in crisi mistica da scarsezza d'idee non è mio dovere dirlo, ma sappiate che (da quel che ho capito) dal processo di resurrezione il nostro eroe potrebbe esserne uscito decisamente cambiato se non migliorato.
O forse no, non ne sono sicuro. Mica c'ho giocato! Suvvia! Diciamo che mi piacerebbe lo fosse.
Lo Shepard del primo capitolo (avendoci pure giocato poco) m'era sembrata abbastanza scarsino come eroe.

Comunque, se tutto va bene, questa sera inizieremo a giocarci e, appena avremo accumulato un numero sufficiente di ore di gioco, sapremo deliziarvi con l'ennesima fantastica rocambolesca esilarante (ma anche no) recensione.

A presto!

venerdì 7 settembre 2012

DEAD SPACE + DEAD SPACE 2 - Recensione

Due recensioni al prezzo di una?
Be, direi proprio di sì.

Visto il recente annuncio che conferma l'uscita del terzo capitolo delle peripezie di Isaac Clarke (questo il nome del protagonista del gioco che andrete ad impersonare) e il fatto che recentemente ho avuto modo di avere fra le mani una copia del secondo capitolo credo sia mio specifico compito dire la mia su questo "nuovo" brande di EA (che è il distributore) e Visceral Games (che invece lo sviluppa).
In sostanza: "S'ha da fà!"
Il primo capitolo mi lasciò letteralmente senza fiato. Graficamente ottimo, audio da brivido, trama fantastica, tensione ai limiti del sopportabile e relativamente longevo per un gioco da giocarsi esclusivamente offline.
Venni risucchiato dalla trama perversa, dal vortice degli avvenimenti, dalle scene truculente e letteralmente inondate di sangue.
Sì perché Dead Space è un survivor horror di quelli "vecchio stile". Ma non è solo questo. E' molto action ed ha interessanti elemento di gioco di ruolo che (ai miei occhi) lo rendono ancora più interessante e per l'atmosfera, e per la trama e per i molteplici salti che vi farà fare sul divano si merita un 9 pieno, anche per certi accorgimenti tecnico/stilistici non da poco.

Primo fra tutti la grande, se non totale, immedesimazione col personaggio.

1 - Il povero Isaac infatti, per tutto il tempo o quasi, sarà rinchiuso in una specie di scafandro che ne nasconderà le fattezze rendendo così più facile l'immedesimazione col personaggio: non vedendone i lineamenti immaginare noi stessi rinchiusi in quella tuta spaziale sarà più semplice.

2 - La musica cambia in maniera dinamica in base alla situazione, come capita in tanti altri titoli, ma qui la cosa avviene in maniera quasi magica e, sempre, azzeccatissima.

3 - Non c'è L'HUD! L'Head up Display è l'interfaccia del gioco con l'utente. La barretta dell'energia, il numero dei proiettili, l'ossigeno che si scarica, l'interazione con l'ambiente. Nulla di tutto quello che normalmente identifica quello che abbiamo di fronte come finzione è presente in questo titolo, o meglio. C'è, ma non si vede! E' tutto finemente ed intelligentemente "mascherato" in quello che si vede. Aumentando ulteriormente così l'immedesimazione.

4 - Isaac è un nerd.
Sì, avete capito bene. Sebbene passi il tempo a scorrazzare per locali bui ed infestati da alieni urlanti e terrificanti che vogliono fargli la pelle il nostro eroe non è altri che un ingegnere addetto alla manutenzione.
Se l'avessero fatto anche fuori forma, con la panza da birra ed i segni del divano impressi sulla tuta cosmica causa pennichella post-pranzo io mi ci sarei immedesimato tanto da rischiare una seria psicosi. Di quelle incurabili.

Ed ora passiamo al secondo capitolo.
E' meglio? Sì!
M'è piaciuto? Sì!
E' rivoluzionario? No, ma nessuno se lo aspettava e nemmeno lo desiderava.
C'è poi molto da aggiungere? Ni. 

La trama e l'azione di questo secondo capitolo si svolgono in spazi più ampi. Non saremo più rinchiusi esclusivamente dentro una (grande) nave spaziale o nelle sue immediate vicinanze, ma saremo in una vera città spaziale.
Non immaginatevi però la possibilità di esplorazione infinita di un gioco alla Skyrim. Stiamo calmi, non ci si avvicina nemmeno.
La strada da percorrere è sempre più che definita e, durante il tragitto, vi capiterà perfino di fare una scappatina sulla USS IShimura (questo è il nome della nave spaziale del primo capitolo) e questo, se come me ve la ricorderete ancora quasi per filo e per segno, sarà un'esperienza da brivido a se stante rispetto a tutto il resto del capitolo che, lo ammetto, mi ha spaventato meno.

Sapevo cosa aspettarmi dopo tutto. Non c'è stata tutta quella sorpresa ma, nemmeno, me la aspettavo.

Chissà se il terzo capitolo della serie riuscirà a terrorizzarci ancora e ancora e ancora?!?!
Ci contiamo.

giovedì 6 settembre 2012

MISO - Movies goes social



Ovvero, come sfoggiare la propria cultura cinematografica in faccia al prossimo.

L'ho già detto altre volte, non tendo particolarmente al lato "social" dell'esistenza. Sia nella vita reale che in quella "informatica".
Utilizzo Facebook, twitto (voce del verbo twittare) i post del blog, ma poco altro, poi all'orizzonte è apparso MISO.
Che cosa è MISO?
Be, facile a dirsi.
E' semplicemente un enorme archivio nel quale che tutto (o quasi) quel che è passato o passa sulla TV.
Cinema, serie Tv, programmi d'intrattenimento vari e videogiochi.
Uno cerca quello che sta vedendo (o che ha visto) e lo segna come visto.
Poco interessante direte voi, ma per uno che si dice appassionato di cinema è decisamente un passaggio obbligatorio se non utile, sopratutto se, come me, fate fatica a ricordarvi se un determinato film l'avete già visto oppure no.
Scoperto da poco eppure, se andare sul mio profilo, scoprirete che ho già fatto il "check in" su diverse centinaia di titoli.
Be, l'ho presa come una sfida con me stesso e come un esercizio della memoria.. ed ho segnato come visti tutti i film che mi sono venuti in mente.
Arrivato a più di 1000 posso considerarmi soddisfatto.
Certo, in mezzo c'è pure qualche sporadica apparizione di serie o cartoni o chissà cosa (ad un certo punto uno inizia a segnare tutto quello che ha visto, ma proprio tutto) ma il grosso è cinema.
Non sempre ottimo, a volte nemmeno buono, ma mettersi li a "caricare" le filmografie viste è interessante, sopratutto perché permette di rendersi conte delle eventuali lacune.
Caricando cosa c'è uno si rende conto di cosa manca... e può correre ai ripari.
Consiglio vivamente a tutti i cinefili.

lunedì 3 settembre 2012

Young Hack Manual Back in Action - Si torna al lavoro!

Ragazzi, amici, lettori, fan, passanti, anche lei signora! Sì lei! Scusi se la disturbo ma quello che ho da dire potrebbe interessarla... ma anche no.
Siamo tornati!!
Contenti vero?
Non vedevate l'ora ditelo.
Ebbene ora, dopo la fine prematura di quest'estate torrida (non so dalle vostre parti ma qui piove e fa freddo) siamo di nuovo qui!
A fare cosa? Ci sono delle novità? E' cambiato qualcosa? Ebbene no.
Quello che era da finire non è stato finito, quello che era da iniziare è ancora da iniziare ed il riposo e la calma accumulati in 4 settimane 4 di meritatissime e sudatissime (per il caldo) vacanze sono stati dissipati in una domenica passata ad una interminabile (ma tutto sommato divertente) cerimonia di nozze seguita a ruota da una notte insonne o quasi causa deliri gastrici e "nervosismo" per ritorno al lavoro.
Come buttare al vento un mucchio di "lavoro" insomma.
Ma tutto sommato andiamo bene.
A parte la depressione e lo sconforto conseguenti l'esser tornato al lavoro e, mettendoci dentro anche una sostanziosa crisi creativa direi che forse tutto sommato non andiamo così bene.
Ma che fai! (direte voi) Dici bianco e poi nero e poi, di nuovo, magari forse, bianco?
Sì, perché penso mentre scrivo. E scrivo quel che penso. All'incirca. Diciamo che evito il 99% delle parolacce ed il 100% delle bestemmie.
Scherzi a parte.
Sono depresso. E' ufficiale. Credo proprio di essere un pochino depresso. E non è solo tutta colpa del lavoro e del lavoro che vorrei fare e che invece non faccio o di chissà cos'altro... è che ho di nuovo voglia di cambiamento, ho di nuovo voglia di fare un colpo di testa, ho di nuovo voglia di fare una cazzata. Ciclicamente mi capita e, questa volta, ho messo gli occhi su una Kawasaki VN900 usata poco e customizzata in maniera interessante.
Non che sia un motociclista anzi, lo dico apertamente se già non m'è scappato di dirlo in qualche altro articolo: "Sono un motociclista fallito. Ho avuto motorini e moto e l'unica cosa che ho ottenuto sono escoriazioni e slogature.. e m'è andata bene".
Ma mi sento dire cose del tipo "Le teste cambiano, ora sei più adulto e più maturo, magari ora saresti in grado di non fare troppo il deficiente e non cadrai di nuovo , per l'ennesima volta.... e mi vien voglia di crederci.. anche se la cosa mi sembra tanto una mezza crisi di mezza età mi vien voglia di credere che ora, forse, potrei davvero riuscire a gestire una moto.
Ma il punto non è quello.
Il punto è che sono "insoddisfatto" di ciò che ho, per quanto io abbia già molto e debba probabilmente essere necessariamente essere annoverato nell'elenco dei fortunelli... non mi basta.
Potrebbe essere semplice desiderio di auto-miglioramento? Piuttosto non potrebbe essere semplice "consumismo" latente? Oppure una piccola botta di depressione che una donna arginerebbe con una sessione di shipping e che io invece cerco di tamponare con un tentativo di suicidio a 4 tempi, borse in pelle e specchietti retrovisori rettangolari?
Non so cosa possa essere, non me lo spiego, ma ripercuote... si sente... da fastidio... alla faccia del fatto che i problemi nella testa sono risolvibili nella testa e basta.... e facilmente in teoria...
Magari, invece di essere depresso (che suona malamente e fin troppo definitivo) sono solo un poco triste... passerà.. sperando smetta di piovere e spunti di nuovo il sole.